L’ultimo affondo a Salvini, Roberto Fico lo ha portato il 2 giugno, quando ha dedicato il giorno che commemora la nascita della Repubblica anche ai migranti, rom e sinti. «Le parole di Fico mi fanno girare le scatole e sono un torto a chi ha sfilato oggi – ha “ruggito” il ministro dell’Interno -. C’è gente che rischia la vita per gli italiani. Di legalità ce ne è poca nei campi rom».
Ma il botta e risposta a distanza delle ultime ore è solo l’ennesimo che coinvolge il presidente della Camera, rappresentante dell’ala più ortodossa dei Cinque Stelle, “grillino” della primissima ora, e il ministro dell’Interno, che fin dalle prime battute dell’esecutivo giallo verde ha posto il tema dei migranti al centro della sua agenda politica, premendo perché venisse approvato un decreto sicurezza (un’altra stretta è attesa nel “sicurezza bis”, provvedimento che potrebbe arrivare sul tavolo del Consiglio dei ministri questo venerdì).
I nuovi equilibri tra Lega e M5S dopo le Europee
Il boom della Lega alle Europee, 34% dei consensi contro un M5S fermo al 17, con lo stravolgimento dei rapporti di forza nella maggioranza che ne è scaturito, ha spinto i pentastellati a difendere le retrovie, nel tentativo di contenere, per quanto possibile, l’iniziativa e l’avanzata leghista. E Fico ha deciso di giocare un ruolo di primo piano in questa partita. Il presidente della Camera pretenderebbe una linea più marcatamente di sinistra per contrastare Salvini e recuperare l’identità del Movimento dopo la sconfitta elettorale. Nel mirino degli interventi di Fico, oltre ai migranti è finita – tanto per limitarsi ai dossier più recenti – la sicurezza nelle città, il braccio di ferro tra il ministro dell’Interno e lo scrittore Roberto Saviano, la decisione del segretario federale del Carroccio di non farsi processare, lasciando alla Giunta per le autorizzazioni del Senato la parola finale sulla vicenda.
L’agguato nel centro di Napoli e l’allarme sicurezza
Quando una bambina di quattro anni, Noemi, è colpita da una pallottola vagante durante un agguato contro un pregiudicato in pieno centro a Napoli, Fico dai microfoni di Radio Capital manda un messaggio all’inquilino del Viminale. «È inaccettabile – afferma – che clan si sparino in centro, a Napoli, per il controllo del territorio. Non può continuare una situazione del genere in una società civile. Questo è un fenomeno che non bisogna contenere: bisogna distruggerlo, annientarlo. Mi aspetto – aggiunge – che il ministro dell’Interno attenzioni Napoli ai massimi livelli. Io ho parlato e portato la questione all’attenzione di polizia e dirigenti. Dobbiamo debellare questo fenomeno. Bisogna agire».
«Errore querelare Salviano»
In un’altra occasione il presidente della Camera critica la decisione di Salvini di querelare lo scrittore Roberto Saviano.«È un errore bello e buono», osserva. «Io avrò tanti difetti – risponde a distanza il leghista -, ma non permetto a nessuno di darmi del malavitoso. Non so come reagirebbe il signor Fico se gli dessero del malavitoso. A me si può dare di tutto e di più, ma siccome combatto la malavita, combatto la mafia, nessuno mi dà del malavitoso».
L’impegno per difendere il ruolo del parlamento sul dossier autonomie
Quando si gioca la partita dell’autonomia differenziata per Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, Fico e la “collega” del Senato Maria Elisabetta Casellati cercano di respingere il tentativo di Salvini di lasciare al parlamento un ruolo secondario nella definizione delle nuove regole. Da Mosca, dove in quelle ore è in visita ufficiale, il pentastellato mette in guardia il Carroccio e il suo leader da possibili fughe in avanti. «Il ruolo del Parlamento – avverte Fico in quella circostanza – sarà centrale».
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La critica per la decisione di non farsi processare per il caso Diciotti
Ma il vero dossier su cui le distanze, e gli scontri tra Fico e Salvini emergono con maggiore evidenza è quello dei migranti. A febbraio, tanto per ricordare uno degli ultimi episodi, il pentastellato è ospite di Fabio Fazio in televisione. Sulla richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del ministro dell’Interno sul caso Diciotti, il presidente della Camera confida: «Personalmente, dico che semmai arrivasse a me una richiesta della magistratura nei miei confronti per qualsiasi questione, pregherei la Camera di mia appartenenza di dare l’autorizzazione senza se e senza ma. Se fosse capitato a me avrei saputo cosa fare». Come ha saputo cosa fare il 2 giugno, quando ha deciso di “stuzzicare” Salvini laddove è più sensibile.
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