Circolano a Palazzo Madama i nomi di Ugo Grassi e Lello Ciampolillo. Cataldo Mininno smentisce invece ogni tentazione
di Manuela Perrone
(Agf)
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Tanto tuonò che piovve. E alle voci di scissione dentro il M5S seguono parlamentari con la valigia bella e pronta. Alla senatrice Silvia Vono, già migrata verso Italia Viva nonostante il monito via chat di Luigi Di Maio («Guarda che sarai massacrata»), potrebbero presto unirsene altri. Sia a Palazzo Madama che a Montecitorio.
Nessuno sembra lasciarsi intimorire dalla minaccia di dover pagare i 100mila euro di multa previsti dal Codice etico del Movimento evocati ieri dal capo politico. Men che mai dalla revisione del divieto costituzionale del vincolo di mandato, su cui il Pd e Italia Viva hanno subito chiuso.
Il primo nome dato in uscita è quello del senatore Ugo Grassi, ordinario di diritto civile all’Università di Napoli Parthenope, che nei giorni scorsi ha lasciato l’incarico di capogruppo pentastellato in commissione Affari costituzionali. Ha patito più di altri certe rigidità del Movimento e ha firmato insieme ad altri 70 colleghi il documento in cui si chiedeva la convocazione dell’assemblea del gruppo parlamentare per ragionare di una modifica del regolamento. «Esistono criticità ed è irrealistico far finta che i problemi non esistano», ha spiegato. «È stata invocata una discontinuità che però non è stata applicata come avrebbe dovuto». Grassi ha anche sottolineato di aver avuto «un eccellente rapporto professionale con la Lega» nei mesi gialloverdi. Ma sul suo approdo nel Carroccio (Gian Marco Centinaio ha parlato di due senatori M5S in arrivo) non c’è per ora conferma.
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Un altro senatore in bilico è il barese Lello Ciampolillo, tecnico di rete in Telecom, più volte finito nell’occhio del ciclone per le sue posizioni “originali”, come la proposta di curare la xylella con il sapone e le onde elettromagnetiche o la difesa dei bimbi vegani («È falsa la notizia del bambino di Nuoro ricoverato per denutrizione», ha tuonato). È tra i dissidenti che non avevano votato il decreto sicurezza (per questo ha ricevuto un richiamo dai probiviri) ed è stato segnalato per le mancate restituzioni dello stipendio al Movimento. Omissione che però riguarda molti. Anche per lui si ipotizza un passaggio tra le file dei renziani.
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