Ricordiamo alcune sue risposte nell’ultima intervista -la prima dopo il disastro di Genova- data il 6 settembre al Corriere del Veneto. Il ruolo dell’imprenditore, il crollo del Ponte Morandi, il cordoglio per le vittime, il rapporto con la politica
Fondatore dello storico Gruppo, Gilberto Benetton, morto ieri dopo una lunga malattia a pochi mesi dalla scomparsa di un altro fratello, Carlo, rivendicava prima di tutto la mission di un imprenditore, al di là di qualsiasi fattore umano e fors’anche divino: fare utile. Tralasciando del tutto l’argomento della comprovata manutenzione ridotta all’osso delle infrastrutture autostradali di cui il Gruppo, attraverso Atlantia, è appaltatore e responsabile, Benetton vantava, numeri alla mano, le cifre stratosferiche degli utili incassati negli ultimi anni: per lui e, sottolineava, per un imprenditore in generale solo questo deve contare. Tutto il resto è fuffa, buona al massimo per fare cronaca, compreso il mancato cordoglio per le vittime da parte della potente famiglia. “Dalle nostre parti” diceva “è segno di rispetto”. A Genova, e magari a Roma, Londra, Melbourne, Los Angeles, Pechino invece è segno di indifferenza, ma chi se ne frega, noi siamo di Ponzano Veneto, per noi è rispetto e deve andare bene così. La festa del giorno dopo a Cortina a casa della sorella Giuliana? La facciamo tutti gli anni, è una nostra tradizione e va bene così. I vertici di Autostrade? Tutti bravissimi a portar soldi a casa, tutti confermati e va bene così. L’appalto di Autostrade vinto contro potentissimi gruppi stranieri? I rapporti con la politica? Risposta: non abbiamo mai pagato nessuno, controllate i nostri bilanci, e vi vada bene così. Come se le mazzette ai politici si mettessero a bilancio sotto la voce “opere pie”. E viene in mente quello che disse Enrico Cuccia (grande vecchio di Mediobanca) una delle pochissime volte che fu trascinato in Tribunale (e solo per testimoniare): “Bilanci falsi? Non ho mai visto un bilancio che non lo fosse”.
E infine -e lasciamola interpretare alla fantasia di chi ci legge- la risposta indiretta a Salvini, che aveva definito i Benetton “imprenditori senza cuore”: “Salvini conosce gli imprenditori, e sa cosa c’è nel loro cuore”. Anche gli imprenditori, nonostante la loro missione salvifica del sacro utile e i misteri del loro cuore, muoiono, come succede a tutti i mortali magari mentre transitano (a pagamento) su un ponte fatiscente. E va bene così.