di Vincenzo Caccioppoli
Secondo gli ultimi sondaggi di swg e teknè Fratelli d’Italia avrebbe compiuto il sorpasso sulla Lega, diventando il primo partito in Italia. E’ stato un lungo percorso nato dopo lo strappo di Giorgia Meloni, “stufa di tracheggiare” in un Pdl, sempre ben saldo nelle mani del padre Silvio Berlusconi (come nei classici corsi e ricorsi storici è un po’ quello che sta accadendo adesso nei cinque stelle, chissà se Conte avrà il coraggio di operare la medesima scelta della Meloni).
Il primo aspetto che occorre analizzare, per cercare di spiegare l’incredibile ascesa del partito creato da Giorgia Meloni sta sicuramente nella capacità della Meloni e dei suoi “boys” di essere risuciti a restare compatti e coerenti sulle proprie idee di partenza ( cosa che nella politica attuale come si sta vedendo è tutt’altro che scontata, anzi) senza farsi incantare dalle tante sirene che volevano inglobarli in ammucchiate ed alleanze per formare un governo. Sia in occasione della formazione del governo gialloverde nel 2018 e sia nel 2021 in occasione della formazione di quello di Draghi, quando tutti suggerivano alla Meloni di partecipare alla compagine governativa.
La sensazione che si è creata, infatti, è stata quella di un partito che non si fa incantare dalle tentazioni irresistibili che il potere offre, e che rimane fermo sulle sue posizioni e sulle promesse fatte agli elettori, al motto di “mai inciuci e mai governi di palazzo”. Gli elettori che invece hanno penalizzato per il motivo opposto il movimento cinque stelle e forse in parte, almeno col governo Draghi, la Lega, hanno evidentemente apprezzato questa tenacia e questa forza che ha contraddistinto fin dalla nascita la formazione di Giorgia Meloni. In secondo luogo la capacità di dimostrare in parlamento dalla agguerrita pattuglia di senatori e deputati, di portare avanti le proprie istanze spesso anche contro la larga maggioranza del parlamento, ha rafforzato la considerazione che, dietro una grande leader, ci sia comunque una classe dirigente all’altezza, malgrado spesso qualche osservatore la pensi in tutt’altro modo.
La ferma, ma nello stesso tempo responsabile opposizione al governo Draghi ma anche al Governo Conte , almeno nel primo periodo della emergenza Covid, hanno poi rassicurato sul senso di resposnabilità del partito, malgrado le accuse di eccesso di foga sovranista e populista, che potrebbero danneggiare interesse nazionale, come da molti osservatori. . Spesso, infatti, si è caratteriizzato in termine spregiativo e negativo la Meloni e il suo partito come una pericolosa forza antipolitica e sovranista, senza però forse andare a fondo della questione ma fermandosi al semplice slogan e alla etichetta. Per quanto riguarda l’antipolitica, forse, Fdi può definirsi anti un certo tipo di politica, fatta più da accordi e convenienze di parte che da convinzioni e programmi.
Perchè difficile dare torto al politologo Giovanni Orsina quando a proposito della presunta antipolitica di Meloni &C, afferma che “Non saprei, anzi, da quale punto di vista la si possa definire antipolitica. Li definisco nazional-conservatori. Una posizione politico-ideologica non soltanto chiaramente delineata, ma anche molto classica, o se si preferisce vecchia”. Soprattutto, una posizione che dà grande importanza alla politica: non propone di eliminarla, attenuarla, o farla fare a dei non -politici. Insomma in un momento in cui la politica sembra aver perso quel briciolo di credibilità che ancora aveva mantenuto, dopo la stagione di tangentopoli, e che ha lasciato spazio ad una ampia diffusione dell antipolitica, la Meloni forse ha incarnato in molti elettori un esempio di credibilità coerenza e di onestà intellettuale, che le viene spesso riconosciuta anche dagli avversari politici. La sua maniacale ricerca della preparazione ai limiti della perfezione, che lei pretende da sé stessa e dai suoi parlamentari è l’esatto ribaltamento del famoso slogan grillini “uno vale uno” che voleva rappresentare la sostanziale inutilità di formare una classe dirigente politica.
“E’ stato un percorso duro ed irto di ostacoli, ma forse per noi il peggio è passato ed adesso la strada sembra in discesa, e al Sud possiamo crescere ancora, approffittando dello smarrimento creato dalla confusione che regna sovrana nei cinque stelle” diceva un senatore meloniano qualche giorno fa, commentando i risultati. Anche perchè negli altri partiti sia a destra che a sinistra si sta assistendo ad una sostanziale crisi di identità, che non può che sottolineare la diversità proprio di Fratelli d’Italia, che pare invece in tutta la sua compattezza e unità a guidare l’opposizione, senza necessità di dover scendere a compromessi o ad accordi con nessuno. Ecco perché ora la Meloni guarda con un certo naturale sospetto ad una federazione del centrodestra, che Lega e FI stanno da giorni prospettando e a cui vorrebbe che partecipasse anche lei. E proprio per i contrasti nati con Berlusconi che non volle concedere le primarie nel Pdl, infatti, senza indugi sbattè la porta e fondò il nuovo partito.
Chiederle di fare il percorso inverso, ora che Fratelli d’Italia è il primo partito italiano, sarebbe come vanificare anni di duro lavoro e ritornare nei ranghi di una grande partito, in cui inevitabilmente si mischierebbero diverse identità ed opinioni, per certo versi anche lontane le une dalle altre. E’ un po’ quello che qualche mese fa cercò di fare Il Partito popolare in Spagna, quando tentò di fondersi con Ciudadanos ( ormai ai minimi termini come peso elettorale, un po’ come Forza Italia adesso ) e a cui proprio Vox ( che viene considerato un po’ il partito gemello in Europa di Fdi) si oppose fermamente. A Giorgia Meloni, che certo non è priva di acume e lungimiranza politica, non sfugge di certo che una simile alleanza potrebbe determinare nuove uscite soprattutto nella parte della Lega, che mal digerirebbe una simile operazione, e il cui approdo naturale potrebbe essere proprio quello di Fdi.
Ecco allora che alla luce di tutto ciò, il primato appena conquistato dal partito di Giorgia Meloni mette le altre formazioni sia di destra che di sinistra di fronte ad un importante bivio e le incertezze dei due schieramenti non possono che assicurare probabilmente nuovi consensi a chi invece mantiene la sua posizione e non cerca sponde per riempire le sue mancanze e le sue debolezze.
Ecco perchè il primato del partito della Meloni non pare certo occasionale, ma rischia di consolidarsi nei mesi a venire, soprattutto in vista di importanti impegni elettorali, con le amministrative prima e con la elezione del nuovo capo dello Stato poi. Qualcuno dice che il risultato raggiunto adesso sia il massimo a cui può aspirare, ma queste affermazioni venivano dette anche quando il partito raggiunse il 10% prima e il 14% dopo, che era poi grosso modo il massimo risultato ottenuto dalla vecchia Allenaza Nazionale. Ma si sa, spesso in politica le previsioni sono fatte per essere poi clamorosamente smentite.