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Giulio Gallera si è salvato, ma la Lombardia è più in crisi che mai

Doveva essere il suo momento di gloria, tanto da essersi proposto come candidato sindaco della città di Milano. Invece è arrivato a un passo dal diventare il capro espiatorio perfetto per una crisi che è chiaramente sfuggita di mano all’intera giunta. Giulio Gallera, avvocato, assessore al welfare della regione dal 2016 e protagonista, insieme con Attilio Fontana, della gestione del Covid-19 è ormai l’obiettivo dell’opposizione e di parte dell’opinione pubblica lombarda.

Ieri il Partito democratico in consiglio regionale ha presentato una mozione di sfiducia contro Gallera, accusato di aver mal gestito l’emergenza che ha visto, soltanto in Lombardia, quasi la metà delle vittime italiane: oltre 14mila. La mozione non è passata: 23 favorevoli, 49 contrari, 2 astenuti, 1 non partecipante. La maggioranza ha fatto quadrato intorno all’assessore, a partire dallo stesso presidente. Una scelta di continuità per un consiglio regionale che ha continuato a difendere a spada tratta l’operato leghista.

Eppure, di errori ce ne sono stati. Iniziati con una strategia poco coordinata ed efficace dei tamponi da fare, passata attraverso la continua polemica fra il presidente lombardo e il governo, e culminata nei casi dei morti nelle Rsa del territorio, come al Pio Albergo Trivulzio, cui la Regione aveva chiesto disponibilità ad accogliere malati di Covid. Il tutto corredato da una sostanziale reticenza, da parte dell’intera giunta, ad ammettere i propri errori.

È successo anche ieri in consiglio regionale, dove si è parlato di «un’ondata che ci ha travolto» e di «lavoro straordinario ed encomiabile» della direzione generale Welfare, che ha fatto «tutto quello che si poteva fare», secondo le parole dello stesso Gallera.

Gli errori sono stati probabilmente causati anche della gestione formigoniana della medicina sul territorio, poco attrezzata e incapace di reggere una malattia così diffusa tra la popolazione, che si è quindi riversata negli ospedali mandandoli in tilt in breve tempo.

Se gli ospedali sono diventati uno dei luoghi di propagazione del contagio, è anche per responsabilità della stessa giunta, dicono le opposizioni. Gli errori di comunicazione e coordinamento contingenti hanno fatto sì, per esempio, che le polmoniti anomale registrate fin da gennaio presso le strutture del territorio non siano state comunicate ai piani alti, contribuendo alla crescita esponenziale e incontrollata dell’epidemia.

E ancora. La scelta di costruire un ospedale ex novo, costato 26 milioni di euro e finora quasi inutilizzato, piuttosto che utilizzare quello di Legnano, che avrebbe potuto essere almeno in parte adattato, è stata una scelta politica precisa. L’assessore Gallera ieri lo ha difeso, dicendo che potrebbe essere utile per gestire eventuali nuovi picchi nella fase due. Ma se al momento non è dato sapere come evolverà l’epidemia in regione, quel che è certo è che la notizia delle pressioni politiche che sono state poste sui dirigenti sanitari degli altri ospedali lombardi per trasferire pazienti Covid nell’ospedale in Fiera è difficilmente indica buona volontà e trasparenza.

Per verificare queste responsabilità è stata richiesta una commissione di inchiesta a livello regionale, composta da consiglieri di maggioranza e opposizione, che a breve si insedierà. Avrà un mandato di un anno e dovrà ricostruire la cronologia e le scelte di gestione dell’emergenza, valutando quali azioni siano state misurate e quali no. Ciò nonostante, il Partito democratico ha comunque avuto l’iniziativa della mozione di sfiducia, che sarebbe stata «l’occasione per dare un segnale di cambiamento forte», dopo anni di amministrazione di destra, e un modo «per cambiare rotta prima che avvenga l’irreparabile», ha detto il presidente Fabio Pizzul.

Fino alla scorsa settimana, l’idea non era sembrata campata in aria. Molti cittadini e politici avevano già chiesto il commissariamento della sanità lombarda, per tagliare subito e in maniera netta la testa al toro delle responsabilità politiche dei leghisti in giunta. Addirittura, pare che la sfiducia a Gallera fosse stata accarezzata da alcuni membri della stessa maggioranza in consiglio regionale, scontenti dell’operato dell’assessore. Ma la cosa, evidentemente, non ha avuto seguito. Gli stessi gruppi di opposizione, che pure sono stati in questi mesi molto critici dell’operato della giunta, non hanno avallato la mozione del Pd.

«Non è il momento di fare atti d’accusa. Queste sono operazioni politiche, adesso è il momento della responsabilità», ha detto Patrizia Baffi di Italia Viva, che non ha preso parte al voto. E se in parte lo scontento degli altri gruppi di minoranza è derivato dalla decisione del Partito democratico di non coinvolgerli, presentando loro la mozione di sfiducia già pronta e formulata, il sentimento comune è che uno stravolgimento delle figure decisionali in corso d’opera non andrebbe nell’interesse dei cittadini nella gestione della crisi. Posto, a maggior ragione, che c’è una commissione di inchiesta (richiesta dalle stesse opposizioni) che è pronta a partire per individuare errori e responsabilità.

Sull’efficacia del lavoro della commissione d’inchiesta, in verità, molto dipenderà da chi ne verrà eletto presidente, dice un tecnico di Regione a Linkiesta. Non sarebbe la prima volta, in fondo, se il destino di una commissione rimanesse appeso fra chi ha interesse a insabbiare i problemi e chi, invece, vuole che vengano alla luce. Senza contare che le responsabilità, in una crisi globale, saranno difficili da individuare. Gallera e gli altri leghisti ieri hanno parlato di «sentenze già fatte», ma in realtà non è per nulla scontato che si proceda in questo senso, né che la commissione arrivi comunque a nulla di concreto.

Quel che è certo, è che fra un anno molte cose in Lombardia potrebbero già essere cambiate. A fronte di una strategia incerta e di una giunta poco disposta a collaborare e a rivedere i propri errori, l’avvio di una fase due, oggi, potrebbe essere problematico almeno quanto la gestione della fase uno. L’assessore Gallera si è salvato, ma la Lombardia è più in crisi che mai.

Giulio Gallera si è salvato, ma la Lombardia è più in crisi che mai

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