La sinistra dice che la grande stampa, ovviamente pagata dagli industriali, sta assediando il governo Conte in vista della grande partita del dopo coronavirus. Ci manca poco perché la stessa sinistra non dipinga questo come il governo degli operai e dei contadini – ma in fondo l’appello sul Manifesto di alcuni intellettuali di sinistra contro gli “agguati” a Conte ci era andato vicino -, e d’altra parte l’esecutivo è guidato dall’uomo considerato dal segretario del Pd «un riferimento del progressismo italiano».
Più in generale, sta dunque tornando in auge una lettura imperniata su una secca dicotomia destra-sinistra, con i poteri forti naturalmente a destra e una componente della maggioranza di governo, la sinistra, che sta con i deboli: una rappresentazione che tra l’altro sta generando nel gruppo dirigente del Pd una radicalizzazione anche in termini di proposte oltre che un ritrovato spirito leggermente settario.
In questo senso ci ha colpito un pezzo di un esponente fra i più intelligenti della sinistra come Gianni Cuperlo, che sul nuovo sito del Pd, “Immagina”, si chiedeva: «Cosa induce la grande stampa, buona parte delle reti generaliste a bombardare Palazzo Chigi e tutto il contesto con una gragnuola di accuse che, a metterle in fila, configurano non già una critica lecita quanto il remake di Norimberga?».
Eh? Come, Norimberga? Ma dov’è questo “processo” a Conte da parte dei mass media? Vedete voi una Rai all’opposizione (ma quando mai d’altronde)? Vedete telegiornali – in particolare il Tg1 di Giuseppe Carboni – fare le pulci al governo? Ma se persino i comitati di redazione delle testate hanno protestato sulla confezione dei Tg.
Ecco cosa hanno scritto fra l’altro: «Sono i giornalisti che dettano l’agenda ai politici, sulla base delle esigenze informative. E non il contrario. Non i politici che decidono su quali temi dichiarare, dettando i sommari di Tg e Gr».
Tuttavia, ieri alle 13,30, il Tg1 sparava la notizia di un accordo sulla regolarizzazione dei migranti: una velina di Rocco Casalino piovuta sui cellulari del direttore, vicedirettore, caporedattore, redattore. Una notizia falsa.
E sapete perché era falsa? Perché per molte ore gli spin di Conte e del capo politico dei Cinque Stelle, che si chiama Vito Crimi, hanno gareggiato a “velinare” le loro verità, del tutto opposte. Con palazzo Chigi che accreditava la tesi dell’accordo fatto e il capo politico che ribatteva che no, l’accordo non c’era. Una situazione in cui da sempre si sono trovati centinaia di cronisti, i quali alla fine non hanno altra scelta se non dire che le versioni sono due eccetera eccetera. Stavolta no, la verità del Tg1 è quella di Rocco e i suoi fratelli.
E possiamo dire che i gruppi Gedi, Cairo e Mediaset siano ostili al Premier? Ma li vedete i talk show? Non parliamo ovviamente dell’organo contiano, Il Fatto, ormai a metà strada fra il Rude Pravo, che fu organo del partito comunista cecoslovacco, e un giornale umoristico.
La verità è che il presidente del Consiglio ha goduto e gode di buona stampa, anche per raccogliere il comprensibile effetto di solidarietà verso un governo alle prese con un’emergenza spaventosa come quella che stiamo vivendo da due mesi. Ma soprattutto per interessi politici ed economici di varia natura, la cui analisi la sinistra di una volta sapeva svolgere.
Questa è la sostanza. Il che non toglie (e vorremmo vedere) che taluni commentatori, certi articoli, diverse analisi siano stati estremamente critici con l’azione dell’esecutivo. Il quale, diciamo, ha offerto in questo senso moltissima materia, dai soldi che non arrivano ai pasticci sulle regole, dalle faq alle mascherine e a decine di altre cose.
Però far credere che dietro queste critiche al governo Conte si nascondano “le forze oscure della reazione in agguato”, è un riflesso distorto, una percezione militante, un’opinione sbagliata.
Giuseppe Conte e la stampa italiana, storia di un grande amore