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Un risultato atteso ma che per le dimensioni non era scontato. La conquista del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri del seggio della Camera dei deputati, lasciato libero da Paolo Gentiloni, va letta come la conferma dello stato di salute positivo del Pd alla guida dell’alleanza di centrosinistra. Il partito di Nicola Zingaretti per ora non sembra subire contraccolpi negativi dall’esperienza di Governo con il M5s. Lo avevamo già verificato in occasione delle recenti regionali in Emilia Romagna (ma anche in Calabria il Pd pur perdendo ha conquistato il primo posto) e questo test romano, per quanto parziale, ne è la conferma.
Il peso dell’astensione
È vero che anche nel caso delle suppletive romane protagonista è stata l’astensione ma visto che solitamente a questo tipo di consultazioni vota circa il 25% , quel modesto 17% raggiunto domenica, tenendo conto del Coronavirus, della pioggia e della domenica ecologica, è comunque superiore a quella ottenuta a Napoli la settimana scorsa dove anche lì si era imposto il candidato del centrosinistra, il giornalista Sandro Ruotolo, sostenuto assieme al movimento del sindaco Luigi De Magistris.
Le difficoltà dei Cinque stelle
Al contrario questa elezione suppletiva conferma il pessimo stato di salute del M5s, che nella Capitale come nel città partenopea e in tutti gli altri test elettorali non solo è uscito pesantemente sconfitto ma non è mai entrato in partita.
La mossa del Pd con le parti sociali e il nervosismo M5s
E il nervosismo emerso anche nelle ultime ore all’interno del governo, e in particolare da parte di Di Maio e del nuovo reggente Del M5s, Vito Crimi, per la decisione di Zingaretti di ascoltare le richieste delle parti sociali ne è la conferma. I Cinquestelle sono sempre più in difficoltà. Manca una proposta politica ma anche a livello di Governo sono stati oramai soppiantati dalla figura del premier Giuseppe Conte che però non è e non viene riconosciuto come leader. Di qui la reazione contro il Pd che pur avendo evitato sempre il corpo a corpo con l’alleato di governo, adesso ha deciso di scendere in campo sul fronte delle misure economiche per contrastare l’emergenza.
Le mosse di Fdi
Anche sul fronte opposto però la partita è soprattutto tra alleati.Giorgia Meloni era consapevole che la conquista di Lazio 1 era un’impresa ad altissimo rischio e non solo perché in quel collegio è storicamente maggioritario il centrosinistra ma anche perchè il candidato messo in pista dai suoi avversari aveva una notorietà e una copertura mediatica assai maggiore del pur competente avvocato Maurizio Leo. Eppure la leader di Fdi non ha rinunciato a metterci la faccia sostenendo e partecipando personalmente alla campagna elettorale del suo candidato.
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