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I casi Marione e Lannutti dimostrano qual è la vera natura dei cinquestelle

 

Mentre a sinistra prosegue il dibattito sull’ispirazione democratica e progressista del Movimento 5 stelle – da ultimo, ieri, con l’intervista di Dario Franceschini a Repubblica – la cronaca continua a offrire ogni giorno piccoli episodi piuttosto illuminanti sulla sua natura, che meritano di essere rimessi in fila.

C’è ad esempio il vignettista Marione, che disegna, tra le altre cose, l’Unione europea come Auschwitz, accompagnato dalla sindaca cinquestelle Virginia Raggi nelle scuole della Capitale, e al quale ieri la stessa Raggi, una volta che la polemica ha travalicato i confini nazionali, ha dovuto chiedere di interrompere la collaborazione (del fatto che il Comune di Roma, ridotto com’è, trovi cinquantamila euro per produrre e distribuire nelle scuole trecentomila opuscoli in cui la sindaca è ritratta con le fattezze di una supereroina da fumetto giapponese magari parliamo un’altra volta). Una brevissima scorsa alle opere e alle opinioni dell’artista scelto dalla sindaca per una simile opera di «educazione civica» dovrebbe bastare a chiarire, al di là di ogni ragionevole dubbio, in cosa consista esattamente il patrimonio di valori e idealità che il Movimento 5 stelle avrebbe portato nella politica italiana. E se non bastasse ci sono suoi eloquenti video-messaggi in cui spiega che «il Partito democratico rappresenta tutto ciò contro cui il Movimento 5 stelle ha sempre combattuto», ma anche i significativi «punti in comune» con la Lega, vale a dire «la battaglia no euro» e quella «contro l’immigrazione clandestina». Qui però, come la sua vicenda e la sua intera produzione attestano, si tratta di un evidente understatement. Come ha notato Jacopo Iacoboni, linkando il video su twitter, in comune cinquestelle e Lega hanno molto di più, anche se negli ultimi tempi si è preferito «derubricare a folklore delle violentissime campagne d’odio contro il nemico politico, travestite da satira, e avvenute usando network di account unofficial, a volte talmente coordinati da sovrapporsi».

C’è poi il senatore Elio Lannutti, che giusto in questi giorni i grillini hanno candidato alla presidenza della commissione Banche, e che non per niente i leghisti si sono dichiarati subito prontissimi a votare. Uno che non solo ha rilanciato su tutti i suoi canali social i Protocolli dei Savi di Sion (presentandoli come un documento in cui «viene descritto come soggiogare e dominare il mondo con l’aiuto del sistema economico, oggi del globalismo, dei banchieri di affari e finanza criminale»), motivo per cui si è preso una denuncia per diffamazione aggravata dall’odio razziale da parte della comunità ebraica. Ma che ha fatto lo stesso con tutte le più indegne teorie cospirazioniste messe in circolazione da quel network dell’odio in cui è davvero difficile, ammesso che sia possibile, distinguere gli account dei sostenitori del Movimento 5 stelle da quelli della Lega, o di Casapound. Scegliendo fior da fiore dalla sua timeline, il senatore candidato dai grillini a presiedere la commissione Banche ha infatti nell’ordine: accusato Mario Draghi di appartenere alla «setta degli illuminati che decide sui destini del mondo»; proposto per Sergio Mattarella la definizione di «padrino dell’anno» (per un uomo, ricordiamo, che ha visto suo fratello ucciso dalla mafia); sostenuto che «le Ong finanziate da Soros ed altri ideologhi [sic] della sostituzione etnica, oltre ad essere bandite dovranno essere affondate», e composto persino un piccolo capolavoro di fascio-grillo-leghismo come il seguente: «Il suggeritore di Bergoglio sui migranti è un Bilderberg di Goldman Sachs».

L’elenco potrebbe continuare a lungo – ad esempio, con l’intera programmazione della trasmissione «La gabbia», del grillo-leghista par excellence Gianluigi Paragone – ma non voglio annoiare il lettore, per non dire di peggio. Mi sembra di avere portato sufficienti esempi a dimostrazione della tesi: Lega e Fratelli d’Italia non hanno fatto altro che copiare metodi, merito e strumenti della propaganda diffusa in rete dalla Casaleggio Associati e dai suoi volenterosi cantori. Una propaganda che si ritrova pari pari nei network dell’estrema destra di tutto il mondo. Con un’importante differenza, rispetto al resto del mondo, e cioè che in Italia questa robaccia è arrivata per così dire in stereofonia, o forse dovrei dire più esattamente in dolby surround, rilanciata tanto da chi si presentava e proclamava di destra, quanto da chi invece non esitava, quando conveniente, a presentarsi come di sinistra, o addirittura come la vera sinistra (nel «team del futuro» presentato due giorni fa dai cinquestelle, accanto alla ex-Iena Dino Giarrusso, si segnala ad esempio l’esimio storico dell’arte Tomaso Montanari, già promotore di uno sfortunato micro-partito, con Anna Falcone, della sinistra dura e pura, talmente dura e talmente pura che i due si scissero prima ancora di partire, e non partirono più).

L’amara lezione di tutta questa storia, che nessuno vuole imparare, è che il bombardamento costante scatenato da trent’anni di campagne populiste e antipolitiche ha aperto la strada a una simile propaganda persino nell’elettorato di sinistra, senza incontrare più alcuna resistenza in partiti ormai delegittimati e infangati in ogni modo. Dal punto di vista culturale, insomma, il Movimento 5 stelle, e prima ancora i tanti giornalisti e intellettuali che gli hanno preparato il terreno, ha svolto la funzione dei carabinieri di Giolitti che disarmavano gli operai antifascisti poche ore prima degli assalti organizzati dalle squadracce di Mussolini.

Intestardirsi a vedere in un partito simile non solo il potenziale alleato, ma addirittura la guida, con Giuseppe Conte, di un nuovo centrosinistra, è una forma di negazione della realtà che rasenta ormai la sindrome di Stoccolma.

Certo, si dirà, anche al termine del Ventennio, per liberare l’Italia, gli antifascisti accettarono che a guidare il governo fosse il maresciallo Badoglio. Ma il maresciallo Badoglio, a differenza del professor Conte, sapeva almeno cos’era stato l’otto settembre, e certo non lo avrebbe mai confuso con il miracolo economico.

 

 

 

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