Questa volta la goliardia è davvero grossa anche se evidentemente non abbastanza per meritarsi un dibattito politico a tutto tondo, tanto che sparisce addirittura dai bulimici profili social di Matteo Salvini e Giorgia Meloni: a Siena la Polizia di Stato ha ritrovato pistole, fucili, simboli fascisti, simboli nazisti, un lanciarazzi, una molotov, un’ascia, spade e molto altro ancora. Un centinaio di pezzi in tutto, sequestrati a dodici estremisti di destra (meglio: fascisti) che tra i loro progetti avevano anche l’organizzazione di un attentato contro la moschea di Colle Val d’Elsa.
Fascisti e terroristi, sì, terroristi, perché non si capisce cosa altro serva per additare una rete di persone che si armano fino ai denti, si rifanno a un integralismo (in questo caso politico piuttosto che religioso) e che hanno anche delle vittime predestinate. Fossero stati arabi o comunque stranieri avremmo assistito a una valanga di applausi, di indignazione e di paura distillata e invece si coglie un tiepido fremito a sinistra e il solito imbarazzato (se non addirittura complice) silenzio a destra.
Il punto sostanziale è che ogni volta che qualcuno si permette di infilare il dito nella recrudescenza fascista e violenta che attraversa l’Italia il discorso sembra scivolare in una squallida guerra tra tifosi senza rendersi conto che i fascisti di Siena (come in molti altri casi) sono nemici di tutto l’arco parlamentare (meglio, dovrebbero essere considerati nemici) e dovrebbero essere condannati anche e soprattutto dalla destra che dovrebbe tenerci a non essere sporcata dagli schizzi di questo vento.
Il rumorosissimo silenzio che proviene da Lega e Fratelli d’Italia non chiarisce il quesito fondamentale: Matteo Salvini e Giorgia Meloni riescono a dire con parole chiare e a alta voce che rifiutano ogni voto dei fascisti? No, non accadrà mai. Per questo, nonostante loro se la prendano tanto, la loro complicità politica diventa ancora più grave nel momento in cui si moltiplicano fatti di inaudita gravità che vengono derubricati a bazzeccole.
Nel giro di pochi giorni in Italia è accaduto che una deportata a Auschwitz sia finita sotto scorta per le minacce di qualche centinaio di fascisti e antisemiti, è accaduto che una commissione contro l’odio non sia stata votata dal centrodestra con astruse giustificazioni, è successo che un ex ministro dell’interno abbia potuto dire in televisione senza essere contraddetto che Liliana Segre «porta sulla pelle le ferite del fascismo e del comunismo», è successo che due politici di Fratelli d’Italia abbiano sparato in diretta Facebook i cognomi stranieri degli occupanti (regolari, eh) di case popolari, è successo che un ex ministro come La Russa si sia dichiarato fiero di essere fascista e soprattutto di non essere antifascista, si è assistito in un’importante trasmissione televisiva all’apologia di Benito Mussolini riabilitato da un noto conduttore.
Questo in pochi giorni. Poi c’è tutto il resto di questi mesi: le aggressioni avvenute per colore della pelle, gli spari contro i migranti, le minacce contro i centri d’accoglienza, le sgradevoli battute e le terribile vignette sui migranti disegnati come cibo per pesci, le rievocazioni fasciste partecipate da uomini che dovrebbero rappresentare le istituzioni e così via. E ogni volta la solita solfa: non c’è razzismo, ci dicono, vedete fascismo dappertutto e così via. Ultimamente siamo arrivati addirittura a uno stadio successivo: rivendicano l’esibizione di fascismo e di razzismo come novella “libertà di espressione” citando addirittura quella stessa Costituzione che contro il fascismo è nata.
Ma ciò che preoccupa di più e il generalizzato intorpidimento sull’antifascismo: si è instillata la dannosissima idea che sia d’uopo una resistenza moderata per non apparire troppo integralisti su un tema che (ci dicono) rischia di fare perdere elettori: il profitto politico ha sbiadito la nettezza morale e valoriale come se fosse un baratto eticamente sostenibile. Essere antifascista ci è stato rivenduto come un “essere di estrema sinistra” dimenticando che il Comitato di Liberazione Nazionale comprendesse formazioni politiche di sensibilità estremamente differenti.
Ci sono momenti storici, ce lo insegna la Storia) in cui non ci si può permettere di galleggiare nel mezzo ma bisogna decidere esattamente da che parte stare. “Da che parte stare” che in italiano si dice “parteggiare” e quelli che parteggiano si dicono partigiani. Ci vorrebbe una classe politica con le spalle talmente larghe (e con un innato senso di appartenenza alla Storia di questo Paese) che senta il dovere di togliere le tossine che sulla Resistenza la destra ha soffiato per anni. Non è una questione di destra e di sinistra: si è antifascisti perché democratici. Il contrario di “fascismo” non è “sinistra” ma “democrazia”: qualcuno dalle parti del Parlamento, qualche dirigente politico, ha la voce per favore per dirlo? Grazie.
https://www.linkiesta.it/it/article/2019/11/14/fascisti-siena-polizia-terrorismo-di-destra-attentato-arsenale/44354/