Qualcuno potrebbe obiettare che gli sbarchi sono calati di molto, ma i rimpatri si fanno sulle persone sbarcate almeno due anni prima, non sulle persone appena sbarcate. In termini assoluti, l’Italia è al sesto posto per ordini di espulsione dietro alla Francia (105.560), la Spagna (59.255), la Grecia (58.325), la Germania (52.930) e la Polonia (29.375).
Ma ci sono altri modi per rimpatriare i migranti irregolari? In base alla normativa 115/2008, per allontanare un migrante irregolare è possibile far ricorso a tre opzioni: l’accompagnamento coatto, il ritorno incentivato, l’espulsione con obbligo di lasciare il paese con mezzi propri. Il primo è costoso e, come abbiamo visto dai dati, non sta dando i risultati sperati. L’ultimo è inefficace perchè si basa sulla volontà del migrante di andarsene. I rimpatri incentivati invece sono quelli meno costosi e più praticati in Europa.
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Secondo l’ufficio statistico comunitario, lo scorso anno nella Ue ci sono stati 113.630 rimpatri, di cui più della metà volontari (57.545). Nel 2017 la Germania ha sborsato 104 milioni di euro per i rimpatri, ripartiti in poco più di 37 milioni per i rimpatri forzati e 67 milioni per i rimpatri volontari. L’Italia, invece, ha affrontato costi molto più contenuti che ammontano a 11 milioni di euro, dei quali la maggior parte, 9,7 milioni, sono stati destinati ai rimpatri forzati e la restante parte ai rimpatri volontari (dati del Parlamento Europeo).
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