I sansepolcristi dei Cinquestelle non sono meglio dei Cinquestelle romanizzati, se possibile sono peggio, perché esattamente come la frottola del Fascismo primigenio, fondato nel 1919 in Piazza San Sepolcro a Milano, non esiste un grillismo buono da contrapporre a quello cattivo che avrebbe tradito lo spirito originario. Al contrario, è proprio il miserabile spirito originario dei Cinquestelle ad aver corrotto il dibattito pubblico italiano e ad assestare un colpo diretto allo stato repubblicano.
Il problema non è il tecnico dei computer Davide Casaleggio, il guaio è il visionario Gianroberto Casaleggio. «ll nostro cuore batte ancora per il MoVimento 5 Stelle», scrivono i promotori di una surreale Carta di Firenze «per un rinascimento 5 stelle». Il testo è anonimo, al modo dei troll.
Gli anonimi oppositori di Luigi Di Maio fantasticano di un «sogno a 5 stelle» cinicamente infranto dai compromessi al ribasso di Casaleggio and company. Per tornare a sognare, i sansepolcristi a Cinquestelle propongono una specie di statuto assembleare uno-vale-uno che superi il Casaleggio-vale-tutto di adesso e che instauri un processo «partecipativo» e naturalmente «dal basso». Banalità, insomma.
Va detto che gli anonimi di Firenze scrivono anche cose giuste, come la convocazione di un’assemblea finalmente fisica e non solo virtuale controllata da una società di web marketing. Soprattutto, chiedono la separazione della proprietà e della gestione di Rousseau dalla Casaleggio Associati. Auguri.
Ma, di nuovo, a essere eversiva non è la proprietà della piattaforma Rousseau, ma il progetto politico grillino di sostituire la democrazia rappresentativa, cioè la democrazia, con la democrazia diretta. A essere pericolosa è l’idea di Casaleggio senior, quella originale.
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