Il ministro del Sud Peppe Provenzano, assente ingiustificato nelle vicende della chiusura dell’Ilva, 4,2 per cento del PIL del Sud svanito, così, per effetto dell’inadeguatezza del governo Conte e dei suoi due ministri del Sud, Barbara Lezzi e, appunto, Peppe P., invece che fasciarsi la testa o lasciare il sud oppure la politica a causa del danno che ha contribuito a procurare al paese, è andato a Milano, unica città contemporanea ed europea, 10 per cento del PIL italiano, al convegno dell’Huffington Post nel bel palazzo di vetro e cemento firmato da Herzog and de Meuron, sede della Fondazione Feltrinelli e del Comune, dove ha accusato la città di non restituire all’Italia non si capisce che cosa (e dimenticandosi della bazzecola del residuo fiscale e delle best practice, come ha segnalato Ferdinando Giugliano).
A stretto giro di post, sui social si è scatenata la polemica, Provenzano ha capito di aver detto una scemenza, lui che scemo non è, e ha affidato a Facebook la spiegazione delle sue parole, secondo lui tradite da una titolazione disinvolta da parte del giornale che lo ha ospitato. La spiegazione ponderata di Provenzano su Facebook è parsa ancora più insensata della sintesi veloce fatta dal titolo del giornale, una via di mezzo tra il nonsense di Vendola e la decrescita di Lezzi, con spruzzata di linguaggio Svimez. Con la sagacia tipica del dirigente politico che attacca l’unico modello positivo italiano, nonché l’unico guidato dal suo partito.
Sostiene Provenzano, almeno credo, che il problema sia che tanti giovani del Sud partono per Milano, fanno carriera, ma poi nessuno di quelli che ce la fa riesce a diventare leader del paese. Boh. Non vuol dire niente. Mattia Feltri, su Twitter, gli ha fatto notare che forse i milanesi, cittadini di una città pienamente europea, non si sentono più rappresentati dalla capitale, Roma, si confrontano con altri luoghi geografici e si relazionano a un altro baricentro, diverso da quello di Roma.
Con un tweet che ricorda lo stile asciutto di una relazione introduttiva di un compagno segretario generale del PCUS, il ministro Provenzano ha replicato: «Penso (non da solo) che proprio la logica del trascinamento, delle locomotive, dello “sgocciolamento territoriale” (cresce un’area e poi qualcosa arriva alle altre) non funziona e crea contraccolpi. Lo sviluppo si diffonde con politiche adatte ai luoghi». In realtà lo sviluppo, per usare il linguaggio di Provenzano, si diffonde con politici adatti ai compiti che sono chiamati a svolgere e, talvolta, anche a dispetto di quelli inadatti. Ma la domanda, da estendere al bel seminario “Tutta un’altra storia” di Nicola Zingaretti a Bologna, è: con un Pd così, a che cosa servono i grillini?
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