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Il contesto è cambiato: la recessione fino a una settimana fa era un’ipotesi minacciosa ma ora che il coronavirus ha paralizzato il cuore produttivo del Paese è diventata una drammatica certezza. Questa svolta, brusca e inaspettata, si è immediatamente riflessa sulla politica, sul governo – chiamato a dare risposte e soprattutto soluzioni – e sulle opposizioni, anzi sul principale partito d’opposizione e il suo leader: Matteo Salvini.
La Lega non può deludere il Nord
Perché anche se la svolta sovranista del Capitano ha cancellato dal simbolo il Nord, è sempre lì e da lì che deriva la sua forza. Salvini lo sa bene. Sa che se altrove possono bastare i suoi comizi contro gli sbarchi, i selfie e i bagni di folla in Lombardia, in Veneto, dove la Lega governa da anni,ma anche (più di recente) in Friuli Venezia Giulia, in Piemonte e in Liguria, in Trentino e in Alto adige fino all’Emilia Romagna, dove pur non ottenendo la vittoria ha negli ultimi anni raddoppiato i consensi, le aspettative sono ben altre.
L’esplosione del malessere
Il malessere era già forte quando Salvini governava a Roma con i Cinquestelle. Adesso però è esploso. Il blocco delle attività, la soppressione o il rinvio di eventi internazionali fondamentali come il salone del mobile, le disdette negli alberghi per i prossimi mesi, gli stabilimenti fermi, i voli cancellati per Milano da Londra per assenza di prenotazioni impongono un’assunzione di responsabilità al primo partito italiano, che ha proprio nelle regioni del Nord il suo principale bacino elettorale. E Salvini lo ha capito.
La svolta di Salvini
Dopo aver soffiato sulla mancata chiusura delle frontiere e contribuito ad alimentare la paura da coronavirus con sparate via social, l’ex ministro dell’Interno ha cambiato atteggiamento. Anziché polemizzare con Giuseppe Conte e chiedere, come fa da mesi, l’immediato ritorno alle urne ha alzato il telefono e chiamato il premier offrendo il proprio contributo dopodiché ha inviato a Palazzo Chigi le proposte della Lega per affrontare l’emergenza economica. Infine, la richiesta d’incontro al Capo dello Stato per rappresentare a Sergio Mattarella assieme alla preoccupazione anche là disponibilità della Lega ad assumersi la responsabilità qualora fosse necessario.
Il ruolo “grimaldello” di Renzi per sfrattare Conte
È questa la svolta a cui lavorava già da tempo Giancarlo Giorgetti, il braccio destro di Salvini ma anche colui che tiene le fila dei rapporti istituzionali dentro e fuori l’Italia, e che ha in Matteo Renzi il grimaldello per far saltare la maggioranza. Il leader di Italia viva continua anche nelle ultime ore a insistere sulla inadeguatezza del premier. L’obiettivo, tanto per Renzi che per Salvini, è al momento lo stesso: sfrattare Conte da Palazzo Chigi.
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