Si avvicina l’ora “x” del 26 maggio. Quel giorno si conoscerà la percentuale reale di Forza Italia. Ma intanto un nome su tutti prevale, quello di Mara Carfagna. Sono tutti agitati e, a tratti disperati, nel fantastico mondo berlusconiano. A villa San Martino compulsano le tabelle di Alessandra Ghisleri, maga dei sondaggi, e stentano a credere che in un lustro il partito sia sprofondato all’8 per cento. O ben che vada al 10 per cento. «Qui – si dispera un ex ministro azzurro – vince chi non si intesta il disastro». Lontano è il ricordo delle politiche del 2008 quando Berlusconi ottenne un risultato talmente al di sopra aspettativa al punto da farlo esclamare: «Abbiamo la maggioranza più grande della storia della Repubblica italiana». Ecco perché il partito del Cavaliere, il contenitore che nel 1994 raccolse i moderati di rito democristiano e socialista e che «salvò il Paese dai comunisti», si trova davanti a un bivio. Che ne sarà dopo quel dì? Anche questa volta, forse a sua insaputa, il Cavaliere c’ha messo la faccia. Basterà? Si tratta dell’ennesima ri-discesa in campo: il tycoon sarà infatti capolista al nord, al sud e nelle isole, lasciando campo libero al centro al Viceré Antonio Tajani, che fra Viterbo e Frosinone coltiva da anni il suo granaio di preferenze. Intanto tutti si agitano e si disperano manco avessero davanti pochi giorni alla catastrofe.
Di questi tempi fra Arcore e la residenza romana di via del Plebiscito non si parla d’altro e la domanda che in tanti si fanno da questi parti suona più o meno così: chi raccoglierà l’eredità politica dell’ex premier? Ora la definizione di «erede» in casa Berlusconi è sempre stata una sorta di maledizione. Ma c’è chi sotto traccia lavora in questa direzione, convinto o convinta che questa volta ci sarebbero tutte le condizioni per spodestare il vecchio Capo, costretto a stare lì soltanto dalla sua corte dei miracoli. Questo qualcuno non è certo il governatore della Liguria Giovanni Toti che ambisce a fare la stampella centrista di Matteo Salvini raccogliendo così tutto il malcontento che imperversa in casa azzurra.
Questo qualcuno pare invece essere Mara Carfagna, la vice presidente della Camera stimata più nel centrosinistra che nel centrodestra. «È brava, preparata, ed è un volto rassicurante», sussurrano di lei nei corridoio del palazzo. Ed è vero che «Mara» studia, fa buone letture, centellina le uscite e gode di una stima trasversale. Che dal Capo dello Stato Sergio Mattarella arriva fino a oltreoceano. Il tutto grazie alle entrature dell’inseparabile compagno Alessandro Ruben, avvocato, ex parlamentare di Alleanza nazionale, ma anche membro della Commissione Nazionale Anti Defamation League, la principale organizzazione non governativa Usa.
La vicepresidente della Camera scalpita e lavora già da leader convinta che dopo le Europee il vecchio Cav le dia la corona di regina di Forza Italia. Non a caso proprio di recente «Mara» ha reclutato una nuova portavoce che si chiama Lavinia Spingardi, non solo uno dei volti più affascinanti di Skytg24. Il suo cognome è assai conosciuto dalle parti di Arcore, essendo figlia di Roberto Spingardi, già direttore generale del Gruppo Fininvest e alto dirigente di Forza Italia quando la creatura di Berlusconi compì i primi passi. Insomma, uno degli uomini più vicini al Biscione. E se tre indizi fanno una prova Mara sogna da candidata premier di un centrodestra moderato che potrebbe inglobare i democratici scontenti dell’era zingarettiana. Come dire, leader di una nuova casa nella quale dovrebbero coabitare berlusconiani e renziani.
Qualche sera fa, ospite di Lilli Gruber, ha perfino sfidato il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio. Un’uscita tv che in passato «Mara» nostra non si sarebbe mai concessa, prudente all’eccesso com’è. Il futuro prossimo sembra già segnato: se l’esecutivo gialloverde dovesse deflagrare sulle questioni economiche, Mara e le sue truppe metterebbero davanti a ogni cosa la stabilità del Paese e sarebbero pronte a sostenere un governo del Presidente rassicurante per i mercati e Bruxelles. È questo lo step prodromico a “Mara for President”. Poi certo ci saranno le «amazzoni» del fantastico mondo berlusconiano che si scateneranno contro e spareranno a zero. Ma quella sarà un’altra storia.
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