E certo che i governi di coalizione sono un ripiego, cui peraltro ci ha costretti il popolo sovrano ma indeciso, e una ricerca continua di delicato equilibrio tra istanze diverse. Ci sta. La fatica di un compromesso, di due, di tre, di quattro compromessi in un programma di governo, fa parte del gioco. Ma fino a un certo punto. I governi di coalizione che hanno un senso e una durata, quelli della lunga storia repubblicana o quelli tedeschi, sono i governi formati da forze politiche diverse che si accordano su alcuni obiettivi comuni, sulle strategie da seguire e su una sintesi delle ricette degli uni e quelle degli altri.
Nell’epoca del populismo italiano, invece, la sintesi non esiste: uno-più-uno non fa due, perché uno-vale-uno da moltiplicare per il numero dei coalizzati. Si formano improbabili alleanze tra nemici che pretendono di promuovere obiettivi opposti e incompatibili, per cui ciascuno dei partiti della coalizione si impegna su una proposta radicale e di bandiera considerata eversiva dai colleghi di governo. Poi, come a briscola, spetta all’alleato che si è turato il naso presentare la sua proposta, considerata altrettanto vergognosa dal collega di governo.
È ovvio che non può funzionare. Non ha funzionato col Conte 1 che si fondava su un grottesco contratto, cui si è voluto dare addirittura formalità notarile come se governare il paese fosse la stessa cosa di rogitare un box auto. E così Salvini voleva chiudere i porti e Casaleggio socchiudere il Parlamento; la Lega chiedeva quota 100 e i Cinque stelle il reddito di cittadinanza, ma le due cose insieme, inconciliabili, stavano mandando in default il paese. Il contratto è stato risolto anzitempo, per il sollievo dello spread e dei nostri conti correnti, e nonostante la disinvolta adattabilità di un movimento come i 5 stelle, guidato dal sentimento prevalente sulla Rete più che da una radice ideologica tradizionale, che ha raccolto consenso per dire no a Tav e Tap ed è finito per dire sì a entrambi, più altre notevoli giravolte.
A maggior ragione, questo tipo di alleanza tra nemici non funziona con il Conte 2, perché uno dei due alleati principali è un partito dilaniato dalle correnti quanto si vuole ma serio e costituzionale.
Oggi il primo inciampo: i Cinque stelle minacciano la gogna per chi non vota la riduzione dei parlamentari che il Pd fino all’altro ieri considerava una carnevalata pericolosa, cosa che molti dei deputati democratici continuano a dire in imbarazzate dichiarazioni alla Camera, salvo però votarla, la carnevalata pericolosa. Poi toccherà al Pd con lo ius culturae, una a te e una a me, in attesa della rinuncia grillina ai sentimenti anti euro e di quella del Pd e di Italia Viva e di LeU all’abrogazione del decreto sicurezza o delle garanzie processuali per qualche pirotecnica trovata del Guardasigilli Alfonso Bonafede aka Fofò dj.
Questo governo è nato per non portare i libri in tribunale e per non consegnare il paese al capitano che chiedeva pieni poteri e voleva uscire dall’Euro per affidarsi al cuore immacolato di Putin. Limitatevi a questo, è già un bellissimo programma.
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