Se non ora, quando? Così titolava un romanzo di Primo Levi dedicato ai partigiani ebrei che combatterono il nazifascismo tra il ’43 e il ’45. Così dicevano le piazze femministe, nel 2011, all’epoca del basso impero berlusconiano. Se non ora, quando diciamo noi oggi alle opposizioni italiane, e al Pd in primo luogo. Perché tutto si potrebbe dire di questo governo, oggi: che è incapace, diviso, cattivo, velleitario, inconcludente, bugiardo, pericoloso. Eppure, non lo dice nessuno. O, se lo dice, nessuno se ne accorge.
Se il governo fa schifo, insomma, l’opposizione non è da meno. Tutta concentrata sulle sue polemiche interne e sul presidio di luoghi di potere interno che non contano nulla, talmente fragile da perdersi in un bicchiere d’acqua come il caso Lotti, talmente autoreferenziale da incentrare tutto il suo dibattito sulla necessità o meno di un partito di centro che faccia da stampella alla sinistra, talmente inconsistente da non essere riuscita a costruire mezza proposta che avesse un minimo di presa sull’elettorato nel corso dell’ultimo anno e mezzo, talmente moribonda dall’essersi fatta scippare il salario minimo – cardine dell’ultima campagna elettorale – da un Movimento Cinque Stelle in stato pre-comatoso.
Non stupisce che il 22% delle europee venga visto da Zingaretti e soci come una specie di miracolo, nonostante si parli di 6 milioni scarsi di voti, che allo stato attuale non assomigliano nemmeno all’ombra di un’alternativa allo strapotere di Lega e Cinque Stelle. Anche questo, a suo modo, dovrebbe far pensare: con questo governo, che inanella un disastro dietro l’altro, dovrebbe essere quasi fisiologico guadagnare consensi, stringere alleanze sociali, preludere ad alternative possibili. È quasi un’assioma della politica, quando si governa male.
E invece niente. Nessun sussulto europeista, manco una manifestazione, per un governo che minaccia un giorno sì e l’altro pure di buttarci fuori dall’Unione, consapevolmente o meno. Nessun sussulto etico – nonostante l’alleanza con la Chiesa e il Pontefice – nonostante la Sea Watch stia zigzagando attorno a Lampedusa da 11 giorni, perché l’Italia non vuole accogliere 42 anime in arrivo dall’inferno libico, nonostante il decreto Salvini e il decreto Salvini bis siano mostri etici e giuridici, nonostante ci sia un pezzo di Paese enorme – minoritario, forse, ma enorme – che col cattivismo e col razzismo non vuole aver nulla da spartire.
E ancora: nessun presidio davanti a nessuna fabbrica, nonostante il ministro Di Maio non stia risolvendo una crisi industriale che sia una, e anzi è riuscito nel capolavoro di occultare l’esistenza della crisi Whirlpool perché c’erano le elezioni. E nemmeno un battito di ciglio su un governo che respinge lo stato di emergenza climatica, nonostante la rinnovata vena ambientalista (a parole) del Pd.
Niente di niente. Nemmeno la capacità di prefigurare un’alternativa parlamentare, come se facesse schifo solo parlarne, come se davvero i primi convinti della loro inadeguatezza a governare siano proprio i leader democratici, come se si fossero autoconvinti che il Paese li odi, che li ritenga inadatti a governare, e che sia giusto così. Salvo poi stupirsi se Gori, Decaro, Delbono, Muzzarelli, Vecchi e tutti i sindaci Pd che hanno ben governato, rivincono in scioltezza, senza che il medesimo pregiudizio si trasferisca sui territori. Saranno contesti diversi, certo. Ma non c’entrerà anche il fatto che i suddetti sindaci abbiano qualche idea, e soprattutto non si vergognino del loro operato?
Un po’ di orgoglio in più forse non guasterebbe, insomma. Qualche proposta sarebbe gradita, anche. E magari pure quella sana logica politica per la quale è meglio marciare uniti per riconquistare il governo del Paese, in qualunque modo, in qualunque contesto, che contendersi le briciole dell’opposizione. E forse pure un po’ di cazzimma in più, nell’attaccare i disastri di questo governo, le sue contraddizioni, le sue promesse non mantenute. Niente giustifica il nulla cosmico di quest’ultimo anno. Nemmeno lo psicodramma della sconfitta del 4 marzo, che ormai è lontana ere geologiche. Se vi svegliate ci fate un piacere. Altrimenti, detto con tutta la delicatezza del mondo, mollate il pallone e tornate a casa.
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