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Il Governo verso la chiusura delle filiere produttive non essenziali nelle zone a rischio

PALAZZO CHIGI

L’orientamento emerso nella videoconferenza tra il premier Conte e le parti sociali. Cgil, Cisl e Uil avevano chiesto di riaprire il confronto sulla sicurezza nei luoghi di lavoro

21 marzo 2020


(EPA)

2′ di lettura

Il governo sta valutando di disporre la chiusura delle filiere produttive e servizi pubblici non essenziali nelle aree a maggior rischio di contagio da coronavirus. È quanto emerso nell’incontro in videoconferenza di sabato pomeriggio tra il premier Giuseppe Conte, alcuni membri del
governo (come il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo) e le parti sociali. In questo scenario rimarrebbero in funzione i settori dell’agroalimentare, della farmaceutica oltre ai servizi pubblici essenziali.

Confindustria ha sollecitato il Governo a seguire le indicazioni della comunità scientifica nelle misure di contenimento che vorranno indicare
anche sotto il profilo della loro intensità e applicazione territoriale.

L’associazione degli industriali ha anche chiesto di assicurare alle imprese tutta la liquidità di cui hanno bisogno per superare la fase transitoria, in caso di chiusura volontaria o meno, attraverso un fondo di garanzia che riguardi piccole, medie e grandi aziende. E ha chiesto che quando sarà superata la crisi e per favorire la ripresa i debiti così contratti possano essere restituiti in 30 anni. Tra i punti sottolineati c’è anche l’esigenza di prevedere un meccanismo flessibile di valutazione che includa tra le imprese strategiche anche quelle funzionali alle imprese essenziali.

Una misura ancora drastica – una serrata estesa a tutto il territorio nazionale – era stata sollecitata dai sindacati con una lettera indirizzata al presidente del Consiglio. «Le chiediamo di valutare la possibile necessità di misure ancor più rigorose di sospensione delle attività non essenziali in questa fase per il nostro Paese» hanno scritto i tre segretari generali Maurizio Landini (Cgil), Annamaria Furlan (Cisl) e Carmelo Barbagallo (Uil) chiedendo di riaprire il confronto sulla sicurezza nei luoghi di lavoro alla luce dell’emergenza determinata dal coronavirus.

Il leader della Cgil Landini in un tweet ha scritto: «Come ha finora fatto chiediamo al Governo un atto di responsabilità: evitare che la paura della
gente si trasformi in rabbia. Per questo vanno chiuse tutte le
attività che non sono necessarie!».

«A distanza di una settimana dalla sottoscrizione del “Protocollo condiviso di regolazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Codid-19 negli ambienti di lavoro” – spiegano i sindacati nella loro lettera – riterremmo utile una verifica comune sugli effetti applicativi che tale intesa ha determinato nel Paese. Ciò anche alla luce della progressione dei contagi, nonostante le misure di contenimento fino ad ora adottate. Nello spirito e con l’obiettivo che ci ha portato responsabilmente a sottoscrivere il Protocollo e a gestire positivamente in questi giorni l’utilizzo degli ammortizzatori sociali e la messa in sicurezza della salute delle persone nei luoghi di lavoro, le chiediamo di valutare la possibile necessità di misure ancor più rigorose di sospensione delle attività non essenziali in questa fase per il nostro Paese».

https://www.ilsole24ore.com/art/sindacati-conte-chiudere-attivita-non-essenziali-ADBdx1E

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