A un passo dal baratro: la rottura e la conta, in Aula al Senato. Si trova lì, il governo Conte 2. La crisi si avvita: la nuova bozza di Recovery plan, inviata ai partiti dopo ore di tensione e “irritazione” tra Iv e gli alleati, non sembra soddisfare Italia viva. E come una partita a poker, dopo la disponibilità al dialogo e al rimpasto data da Giuseppe Conte, Matteo Renzi prova a rilanciare e lasciare al premier il cerino della crisi.
“Noi – dice il ministro e capodelegazione Iv Teresa Bellanova a Omnibus su La 7 – stiamo facendo grande sforzo perchè per me il tempo è già finito. Ora bisogna dire che cosa si vuole fare: Conte vuole misurarsi con la soluzione dei problemi allora non minacciasse di andare in Parlamento perchè in Parlamento bisogna andare, in Parlamento si va e si avanzano le proposte, se si ha il consenso si governo se no si passa la mano. Noi parleremo con un documento in modo che nessuno possa ricostruire retroscena. Non chiediamo posti in più ma soluzioni che non sono arrivate. Già oggi ci devono essere dei segnali molto chiari. Si cominci a scendere dal piedistallo. Qui nessuno è insostituibile, non lo sono io, non lo è Iv, non lo è neanche il presidente del Consiglio. Anche il Pd ha posto problemi poi se si vuole derubricare tutto perché si vuole isolare Renzi, facciano i loro giochetti. Anche Zingaretti in passato al tavolo con Crimi e Conte ha messo dei punti al tavolo per un un impianto programmatico. Ora sono risolti tutti i problemi?”.
I pontieri sono al lavoro per aprire davvero il tavolo del confronto. Ma il tempo corre: una riunione di Conte con i capi delegazione venerdì sera dovrebbe siglare l’intesa sulla bozza del Recovery plan da portare in Consiglio dei ministri nelle ore successive, probabilmente sabato. Solo dopo si aprirebbe – questa la “road map” condivisa da Conte, Pd, M5s e Leu – il tavolo sugli altri temi del programma di governo e la trattativa per il rimpasto. Ma Renzi vuole vedere tutte le carte insieme e vuole che Conte molli la delega ai Servizi e riparta da dimissioni e un Conte ter. Un iter cui Conte non è disponibile. Se sul Recovery Iv romperà, osservano i contiani, che al dialogo offerto dal premier è stato Renzi a chiudere. A questa dinamica assiste il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in questa fase osservatore di una crisi che non è nelle sue mani. Il momento storico, con la pandemia che morde e il rilancio da preparare, sconsiglierebbe di aprire una crisi di governo. Ma se accadesse, in ambienti parlamentari escludono che al capo dello Stato possa essere gradito un governo che nasca con il solo scopo di evitare le elezioni. Lo dice anche Andrea Orlando, dal Pd, che sulle spalle di un gruppo di responsabili – ognuno mosso dai suoi interessi – nascerebbe una maggioranza “friabile”. Un esperimento del genere, scommettono i più, avrebbe vita breve e difficile, a partire dalle commissioni. Nicola Zingaretti nelle prossime ore alla direzione del partito dovrebbe indicare l’obiettivo di un vero rilancio, su programma e Recovery. Ma i Dem avvertono Renzi che non farebbero “barricate” contro la nascita di un esperimento del genere: Goffredo Bettini definisce Conte il “pilastro” dell’alleanza giallorossa, se cade lui si va alla conta in Aula e poi eventualmente al voto. Larghe intese con Lega e Fdi non sono possibili, assicurano i Dem.
E anche tra le fila M5s sembra prevalere il ‘partito’ filo-premier. Gli alleati scelgono Conte. A questo punto circolano voci di una spaccatura dei gruppi Iv e della nascita di un gruppo con centristi, Maie ed ex M5s. Ad ora i conti non tornano, ma almeno tre renziani avrebbero bussato alla porta Pd e i contatti tra Renzi e Berlusconi per preparare soluzioni alternative non sarebbero andati a buon fine. Uno scenario di unità nazionale potrebbe essere sostenuto dal Cavaliere e anche dalla Lega, osservano fonti di opposizione, ma il Pd si è messo di traverso e anche Fdi potrebbe non starci. E’ in questo clima che si prova a confrontarsi sul Recovery plan. Un lungo tira e molla si protrae per ore, con il rifiuto di Iv di incontrare il ministro Roberto Gualtieri, che mercoledì aveva visto Pd, M5s e Leu, prima di aver letto la nuova bozza del Recovery.
Fonte Ansa.it