In questo momento difficile dobbiamo dare prova di unità e di concordia, lo sappiamo, e se non lo sapessimo ce lo ricorderebbe Giuseppe Conte. Il presidente del Consiglio non fa altro che ripetercelo, e ha perfettamente ragione: non è il momento delle polemiche.
Tanto meno ora, nel pieno di una pandemia e anche di una difficile trattativa in Europa. Magari spingersi a dire che dobbiamo smetterla di «essere severi con il nostro paese», come ha fatto Conte, è un po’ eccessivo, primo perché la severità con noi stessi non è proprio il tratto più spiccato del carattere nazionale, secondo perché non suona molto educativo, tantomeno detto da un presidente del Consiglio con aspirazioni da statista.
Se però Conte intendeva riferirsi all’antica abitudine all’autodenigrazione, ha di nuovo ragione. E per quanto alle volte la reazione sia stata impropria – non si polemizza con l’opposizione approfittando di una conferenza stampa convocata per parlare di un’emergenza sanitaria – si può anche comprenderne l’amarezza, persino lo sdegno, di fronte alle vere e proprie «fake news» rilanciate contro di lui, sul Mes e sull’Europa.
Come ha scritto giustamente Alessandro Di Battista sul Fatto quotidiano, «l’infodemia, la circolazione ossessiva di informazioni che caratterizza il mondo ai tempi del coronavirus, genera caos, intorbidisce le acque dando ai cinici pescatori di consenso occasioni irripetibili». Davvero non si potrebbe dir meglio.
È ora di finirla con questi cinici pescatori di consenso che intorbidano le acque, anzitutto sul web. È il momento di ascoltare e dare fiducia al governo e alle istituzioni, che del resto hanno messo bene in chiaro di attenersi rigidamente alle disposizioni del comitato tecnico-scientifico, vale a dire proprio di quella scienza ufficiale di cui i cinici pescatori di cui sopra ci hanno insegnato per anni a diffidare.
Ma fortunatamente alla Farnesina abbiamo Luigi Di Maio, intenzionato a promuovere nientedimeno che «un’alleanza internazionale per il vaccino». Un uomo che non cede ai complottismi, né sulla medicina né sulla tecnologia. «Ci facciamo geolocalizzare da tutti i social del mondo e gli diamo tutte le autorizzazioni – ironizza – ma ora facciamo una app, che è facoltativa e non prevede penali per chi non la usa, e scoppia la polemica sulla privacy». Neanche il governo volesse mettere un chip sottopelle a qualcuno.
Conte, Di Battista e Di Maio hanno ragione su tutta la linea: così non si può andare avanti. Il governo non può affrontare una simile emergenza se non c’è un minimo di fiducia nelle istituzioni, nella politica e nella medicina.
È ora di dire basta a questa continua delegittimazione, a chi diffonde fake news sull’euro, il Mes e l’Unione europea, a chi alimenta teorie complottiste su qualsiasi cosa faccia il governo, sui vaccini, sulla scienza. Per troppo tempo in Italia abbiamo tollerato tutto questo, e bene ha fatto il Movimento 5 stelle a inchiodare finalmente i suoi elettori alle proprie responsabilità.
Agli accorati appelli di Conte alla concordia e alla responsabilità, che sottoscriviamo in pieno, manca una sola parola: scusateci.
Non si tratta di recriminare sul passato – non è il momento delle polemiche, lo sappiamo – ma di metterci al riparo per il futuro. Se il partito che ha riempito il dibattito pubblico di fake news e fregnacce di ogni tipo, che ha alimentato ogni genere di campagna contro la politica e la scienza, vuole diventare il partito della responsabilità nazionale, il minimo che gli si può chiedere è che prometta di non farlo più.
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