In un’epoca in cui il consenso è favorito maggiormente dall’arroccamento su posizioni di chiara opposizione – come abbiamo visto alle ultime elezioni politiche -, Matteo Salvini è un leader che si è consacrato nell’opinione pubblica con la propria attività di governo.
Certo, non si può ignorare che la capacità di guidare l’opposizione ai governi del centrosinistra gli ha permesso di ereditare un partito al 3% per portarlo, alle elezioni politiche del 2018, al 17%. Ma è stata l’esperienza di governo a consentirgli di fare l’ultimo salto di qualità, diventando a tutti gli effetti il leader più amato del Paese: la sua Lega alle ultime europee ha superato il 34% dei voti per poi salire ancora, raggiungendo secondo alcuni istituti il 38% delle intenzioni di voto.
Matteo Salvini, però, non vuole fare la fine dell’altro Matteo, l’ex premier Renzi: un leader che nel 2014 aveva sbaragliato tutta la concorrenza raggiungendo livelli di consenso senza paragoni, sgonfiatosi però molto prima delle elezioni del 2018.
I leader, oggi, non sono più eterni. Salvini lo sa, per questo ha deciso di capitalizzare questo consenso, di non rischiare l’effetto-meteora, e di tornare quindi al voto, facendo cadere un governo complessivamente apprezzato dai cittadini. È stato un errore strategico enorme, e il Vicepresidente ne sta ora pagando le conseguenze.
Non sappiamo se la retromarcia delle ultime ore da parte del Capitano porterà a un nuovo governo Lega-5 Stelle, magari con Di Maio premier, come dicono alcuni rumors delle ultime ore. Ciò che è certo, è che Salvini è rimasto impigliato nella propria ragnatela. Pensava di tornare subito al voto, per uscirne premier. Si è ritrovato invece, in pochi giorni, relegato in una prospettiva di leader dell’opposizione, con 5 Stelle e Pd pronti a discutere di un governo di legislatura. Uno scenario preoccupante per un partito che si è nutrito in primis dei messaggi forti collegati alle azioni di Salvini come Ministro dell’Interno.
In questi pochi giorni, il Vicepremier ha resuscitato Di Maio, che ha ora il pallino della trattativa in mano; ha resuscitato Renzi, tornato a dettare la linea del dibattito politico; si è esposto ai duri attacchi di Conte, che rimane il politico italiano più apprezzato; ha rimesso al centro Pd e 5 Stelle, tornati ad essere il perno di ogni scenario futuro.
Il voto a ottobre non è certo archiviato ma si sta lentamente allontanando. Al momento, la prospettiva realistica migliore, per Salvini, sembra essere quella di un nuovo governo con il MoVimento, che però oggi ha la forza contrattuale per imporre condizioni diverse, meno convenienti per il Carroccio. La partita non è chiusa e in questo Paese, in pochi giorni, può accadere di tutto. Ma l’errore di Salvini è stato grave, e rischia di compromettere parte di quanto ha costruito in questi anni.
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