Un professore di Filosofia del Diritto dell’Università di Siena finisce al centro dell’attenzione per una lunga serie di tweet apertamente antisemiti. L’ultimo, da cui è nato lo scandalo, presentava una foto di Adolf Hitler accompagnata dal seguente testo: «Vi hanno detto che sono stato un mostro per non farvi sapere che ho combattuto contro i veri mostri che oggi vi governano dominando il mondo». Di qui sono partite le richieste di chiarimento al rettore dell’Università, che inizialmente ha pensato di cavarsela parlando di «opinioni personali», salvo poi, di fronte al montare della polemica, annunciare provvedimenti disciplinari.
Il professore, naturalmente, si è appellato alla libertà di pensiero, come sempre accade con quelli che vogliono annientare la civiltà liberale, ma finché non ci riescono gradiscono molto che la civiltà liberale tuteli i loro diritti, compreso quello – che non dovrebbe esser loro riconosciuto – di fare del loro meglio per toglierli a tutti gli altri (o a una determinata porzione di altri: ebrei, omosessuali, progressisti, immigrati…).
Fortunatamente, dato il carattere insolitamente esplicito dei messaggi, in pochi hanno avuto il coraggio di formulare le obiezioni che si sentono generalmente in questi casi. Almeno davanti alla foto di Hitler, nessuno ha accusato la sinistra di vedere nazisti dappertutto. Di fronte al retweet di un tizio secondo il quale la Seconda guerra mondiale scoppiò perché «Gli usurai (nasoni) non sopportarono che sia l’Italia sia la Germania potessero stampare la loro moneta», nessuno ha avuto il coraggio di prendersela con la dittatura del politicamente corretto e con i progressisti che bollano come razzista chiunque non la pensi come loro. Di fronte ai tweet sul «giudeoamericanismo» che sarebbe responsabile della dannazione dell’Europa, o all’affermazione, riferita ai Protocolli dei Savi di Sion, che «quanto accade oggi nel mondo è la prova evidente che sono veri», nessuno, per fortuna, se l’è sentita di gridare alla censura ideologica e all’ingiusto ostracismo verso un pensiero non conformista. È anche vero, però, che mentre scrivo queste righe non posso ancora aver letto i giornali di oggi.
Ma forse non è nemmeno questo il vero problema (se cioè oggi, dai soliti pulpiti, qualcuno avrà il coraggio di difendere anche la propaganda nazista). Il punto è piuttosto: che differenza c’è tra il tweet di uno sconosciuto in cui si parla di «usurai (nasoni)» e il manifesto di un partito politico presente in parlamento come Fratelli d’Italia, accreditato dai sondaggi del 9 per cento, che solo pochi mesi fa raffigurava George Soros sotto la scritta «Tenetevi i soldi degli usurai, la nostra forza è il popolo italiano»?
Che differenza c’è tra il tweet del professore di Siena in difesa dei Protocolli dei Savi di Sion e quello del senatore del Movimento 5 stelle Elio Lannutti, che a gennaio scriveva testualmente, rilanciando il link a un sito cospirazionista: «Gruppo dei Savi di Sion e Mayer Amschel Rothschild, l’abile fondatore della famosa dinastia che ancora oggi controlla il Sistema Bancario Internazionale, portò alla creazione di un manifesto: ‘I Protocolli dei Savi di Sion’. Suddiviso in 24 paragrafi, viene descritto [sic] come soggiogare e dominare il mondo con l’aiuto del sistema economico, oggi del globalismo, dei banchieri di affari e finanza criminale» (va detto, peraltro, che non solo il senatore Lannutti è sempre al suo posto, ma il suo nome è stato fatto in questi giorni per presiedere nientemeno che la commissione Banche).
Che differenza c’è, infine, tra i tweet di un oscuro professore sulla «sostituzione dei popoli» e le analoghe teorie sulla «sostituzione etnica» (dietro la quale ci sarebbe sempre, inutile dirlo, la finanza ebraica incarnata da Soros) di cui straparlano da anni indisturbati, su tutti i mezzi di comunicazione, gli esponenti di Lega, Fratelli d’Italia e Movimento 5 stelle?
La verità è che in Italia siamo ormai ben oltre la semplice dog-whistle politics, la politica del fischietto a ultrasuoni, o se preferite dei messaggi in codice. Scrivere su un manifesto «tenetevi i soldi degli usurai», sopra la faccia di un notissimo finanziere ebreo, non è un messaggio in codice. È un messaggio in chiaro. E la tragedia civile dell’Italia di oggi sta nel fatto che nel mondo dell’informazione quasi nessuno si sia preso la briga di denunciarlo come tale.
Non è, purtroppo, un caso in cui si possa distinguere tra maggioranza e opposizione. Negli ultimi anni è stato un crescendo continuo, ma un crescendo che è partito dal Movimento 5 stelle. Lega e Fratelli d’Italia hanno solo copiato.
La novità è che un professore di Siena ha commesso l’errore di rendere esplicito anche quell’ultimo passaggio logico che gli altri, in tutti i discorsi sulla «sostituzione etnica» e il complotto degli «usurai» guidati da Soros, fino a oggi, avevano avuto l’accortezza di lasciare implicito. Finché continueremo a fare finta di niente con loro, quelli seduti in Parlamento e al vertice dei maggiori partiti, l’indignazione per i tweet di un oscuro professore di Siena suonerà quanto meno ipocrita, per non dire fasulla.
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