Sembra si stia realizzando la profezia di Casaleggio, proprio mentre i Cinque Stelle esauriscono la loro ragione sociale. Decrescita felice, tutti senza lavoro ma fuori come balconi a cantare anche l’inno cinese. Parlamento chiuso, voto elettronico, elezioni sospese. La digitalizzazione completa della società, con il Covid-19 a falcidiare le ultime sacche di resistenza sociale alla rivoluzione degli algoritmi. Strade deserte, senza ancora le gabbie dei corrotti esposte in tangenziale, ma pur sempre con DJ Fofò ad amministrare la giustizia e quindi con i detenuti che muoiono in carcere e gli innocenti che toccano ferro.
C’è Di Maio che manda baci a Pechino dalla Farnesina e l’amico ciarlatano della blue economy, peraltro contento che il virus stia facendo respirare la Terra, mortacci sua, consulente economico di Palazzo Chigi del caro Giuseppi, dove a guidare le operazioni c’è l’ex Grande Fratello Rocco Casalino. E, poi, adesso c’è anche Donald Trump che lancia la proposta di un reddito di quarantena per tutti gli americani (nel caso non si trattasse di una boutade, ci permettiamo di suggerire alla Casa Bianca il nome di uno stimatissimo professore del Mississippi e del suo gruppo: Mimmo Parisi & The Navigators). Per completare la profezia, manca soltanto la terza guerra mondiale, prevista da Casaleggio per il 2020, ma a questo punto nessuno è disposto a escluderla.
Paradossalmente, la cosa più sensata che ci possa capitare è proprio il reddito di quarantena trumpian-casaleggista per affrontare i terribili mesi che ci separano dal vaccino, sempre che non prendano il sopravvento i no vax associati e gli animalisti contrari alla sperimentazione sulle cavie. Siamo ancora nel pieno dell’emergenza, impegnati a non far saltare il sistema sanitario, in attesa di una terapia e dell’antidoto, consapevoli che tutto ciò stiamo vivendo in queste settimane comporterà un mutamento dei comportamenti privati e delle abitudini sociali. Le conseguenze economiche cominceremo a sentirle subito, ma faranno davvero male soltanto quando l’emergenza sanitaria sarà soltanto un ricordo, probabilmente tra 18 mesi. Non saranno i seicento euro alle partite Iva e il posticipo delle rate dei mutui a salvarci, per quanto siano misure benvenute.
Il paragone con l’influenza spagnola del 1918 è lampante e non spaventa soltanto dal punto di vista epidemiologico, visto il numero di morti, ma anche per il momento preciso in cui è arrivata e per le conseguenze politiche e sociali che ha determinato allora. La spagnola si è abbattuta su un pianeta umiliato e offeso dalla Prima guerra mondiale e in questo contesto il virus ha falcidiato cinquanta o cento milioni di persone, a seconda delle stime, compresa una larga fetta della popolazione europea sopravvissuta alla Grande Guerra, impedendo la rinascita economica del continente. La spagnola è stata debellata nel 1920, la reazione politica sappiamo quale è stata.
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