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È un altro mondo rispetto a quei festeggiamenti sul balcone per lo sforamento del deficit nell’autunno 2018. Oggi quel parametro viene abbondantemente superato ma senza feste, senza bottiglie stappate e pollici alzati in segno di vittoria dei ministri grillini verso i loro sostenitori riuniti di fronte Palazzo Chigi. Siamo entrati in un’altra fase ed è tutto al rovescio.
La voce tremante di Gualtieri
Chi spinge e autorizza il non rispetto dei parametri Ue è proprio colui che fino a poco fa li difendeva, l’europeista Roberto Gualtieri che non a caso è stato scelto per guidare il ministero dell’Economia quando ad agosto nacque il Conte II sotto la benedizione americana e dell’Unione. E subito si scrisse, appunto, che il nuovo Governo nasceva con i crismi del rispetto delle regole Ue, depurato da ogni tentazione di violare le regole su deficit e debito. Invece la voce tremante di Gualtieri che annuncia il salto oltre il 3% diventa il simbolo che si è in piena emergenza. Che il deficit si scavalca non come fosse una conquista politica da festeggiare ma piuttosto come il segno di una scelta estrema per evitare il disastro che tecnicamente si chiama default.
La profezia di Giorgetti
E pure le opposizioni non possono che seguire compatte la scelta del Governo. Lo spiega Giancarlo Giorgetti che per la Lega sta seguendo l’evoluzione finanziaria della crisi scatenata dal coronavirus: «C’è una situazione di estrema gravità e c’è il rischio di andare a corto di cassa. Siamo soddisfatti che il Governo sia arrivato sulle nostre posizioni. Noi dicevamo che occorrono 50 miliardi, oggi Gualtieri parla di 20-25, vuol dire che ci arriveranno più tardi». Così quello che alcuni partiti consideravano un obiettivo, piegare le regole Ue alle esigenze nazionali, non è più un traguardo ma solo una tappa di una crisi che può aggravarsi.
Per approfondire:
● Gualtieri: possibile «una contrazione rilevante» del Pil
● Ora serve il “bazooka” europeo
https://www.ilsole24ore.com/art/il-virus-rovescia-mondo-balcone-ADyqlXC