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In materia di integrazione Deutschland über alles. I numeri parlano chiaro

I dati del governo confermano che una parte dell’enorme fabbisogno tedesco di manodopera è soddisfatta da immigrati e richiedenti l’asilo: in 300 mila già lavorano. In Italia “grazie” al Decreto Minniti non c’è chiarezza sul fronte lavoro

L’integrazione dei migranti in Germania “funziona complessivamente molto bene”. Lo ha detto il direttore generale dell’agenzia federale per il lavoro, Detlef Scheele, presentando i dati di maggio, secondo i quali oltre 300’000 richiedenti asilo hanno già un lavoro. La notizia è stata ripresa oggi da Rai Radio Uno.

Si tratta dei rifugiati dei principali otto paesi da cui provengono i richiedenti asilo in Germania: Siria, Afghanistan, Eritrea, Iraq, Iran, Nigeria, Pakistan e Somalia. E la cifra mostra un aumento molto consistente rispetto al periodo analogo dello scorso anno: nel maggio 2017 erano 203’736 i rifugiati ad avere un lavoro.

“Sono dati positivi. Bisogna tener presente che si tratta di persone arrivate in Germania per ragioni umanitarie e non alla ricerca di un’occupazione”, ha affermato Scheele. Si può concludere, quindi, che l’integrazione “funzioni molto bene”. Gli immigrati hanno frequentato corsi base di lingua tedesca e di formazione professionale per avviamento al lavoro. Ora, buona parte di loro lavora nelle cucine dei ristoranti e nelle aziende di servizi. Ed in Italia? La situazione è diversa. A parte qualche “mosca” bianca nel nostro Paese perfino i lavori socialmente utili non vengono attuati. Il Decreto Minniti in materia di immigrazione (Minniti è l’ultimo ministro dell’Interno nominato dall’ex premier Gentiloni dopo la disfatta dell’accoppiata “Renzi&Boschi” con il referendum del 4 dicembre 2016 e dopo le scelte sciagurate di un altro ex ministro, Angelino Alfano) e di lavori di pubblica utilità non è molto chiaro. Come confermato anche dall’Ubs (Unione sindacati di base). Per cui come già scritto nelle colonne di “Corrierequotidiano” in alcune realtà del Nord Italia gli immigrati ospiti delle cooperative si sono rifiutati di svolgere i lavori negli spazi comunali: per un totale di tre massimo cinque ore alla settimana! Magari a qualcuno verrà in mente di tirare in ballo il vecchio detto “l’erba del vicino è sempre più verde”. In questo caso i numeri parlano chiaro e a favore della Germania.

 

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