avvocatoinprimafila il metodo apf

In un mondo di Salvini e Zingaretti, auguriamoci il governo Beatles

A Sanremo i Pinguini tattici nucleari ci hanno spiegato che in un mondo di John e Paul sarebbe meglio essere Ringo Starr. Non granché come messaggio educativo, considerata anche la favolosa alternativa, incomprensibilmente scartata dai Pinguini, che risponde al nome di George Harrison. Scusandomi per il paragone sacrilego, ma purtroppo i numeri dicono questo, i John e Paul della politica italiana sono Matteo Salvini e Nicola Zingaretti, con l’aggravante che nessuno vorrebbe essere Di Maio, uno col quale Salvini però si è alleato e Zingaretti vorrebbe farlo strategicamente. Ci fosse un George Harrison saremmo tranquilli, ma l’alternativa auspicabile al destino verso cui inesorabilmente stiamo andando incontro sarebbero proprio i Beatles, cioè una grande band di solisti il cui ego è così sproporzionato da riuscire ad attenuarsi a vicenda. Solo che i Beatles ovviamente non ci sono, e ci dobbiamo accontentare.

Il convegno di Azione a Roma, di cui abbiamo scritto ieri, assieme al palco de Linkiesta di novembre scorso al Teatro Parenti di Milano, sono l’incubatore dei nostri Beatles: Renzi, Carfagna, Bonino, Calenda e Parisi non sono maggioritari, specie in un mondo di Matteo S. e Nicola Z, e di Luigi D.M., ma se qualcuno riuscirà a proporre al paese un’ipotesi di “alleanza contro gli stronzi” seria e credibile magari qualcosa potrebbe cominciare a cambiare. Sappiamo che ci sono milioni di voti riformatori e riformisti, forzitaliani e renziani, liberali e garantisti, radicali e laici in cerca di una collocazione politica.

E, allora, come ha scritto ieri Thomas Friedman sul New York Times a proposito di un team of rivals da contrapporre a Donald Trump, immaginiamo l’effetto che potrebbe avere l’idea di un governo italiano con Presidente del Consiglio uno tra Mara Carfagna e Matteo Renzi, con l’altro o l’altra vicepremier. Pensiamo a una squadra formidabile, magari mantenendo Roberto Gualtieri all’Economia, con Emma Bonino agli Esteri, Carlo Calenda allo Sviluppo economico, Giorgio Gori alle Infrastrutture, Stefano Parisi all’Innovazione, Beppe Sala all’Interno, Giandomenico Caiazza alla Giustizia, Anna Ascani all’Istruzione, Irene Tinagli al Lavoro, Lia Quartapelle alla Difesa e Stefano Ceccanti alle Riforme. Lasciamo Enzo Amendola agli Affari europei ed Elena Bonetti alla Famiglia, coinvolgiamo Benedetto della Vedova, Tommaso Nannicini, Ivan Scalfarotto, convinciamo Ilaria Capua a tornare in Italia per guidare il ministero della Salute e Gian Arturo Ferrari a fare il ministro della Cultura. Diamo la Rai a Paolo Mieli, eleggiamo Mario Draghi o Walter Veltroni presidente della Repubblica.

Con un gruppo di questo tipo, possiamo davvero chiederci chi erano mai questi Beatles. Conosciamo le obiezioni, che noia: è fantapolitica, non succederà mai, tra di loro non si sopportano. Ma in un mondo di troll e hater, all you need is love.

https://www.linkiesta.it/it/article/2020/02/27/salvini-zingaretti-beatles/45593/

Exit mobile version