Moltiplicati i fronti di minaccia all’Italia, dal sistema economico al contesto delle alleanze tra Paesi «che hanno trovato difficoltà ad avere una posizione univoca»
di Nicola Barone
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Non ci sono al momento segnali che i combattenti jihadisti abbiano o stiano utilizzando i canali migratori per raggiungere l’Europa. È uno degli elementi più sensibili contenuti nella relazione al Parlamento dei s ervizi di sicurezza nel confermare invece, per quanto riguarda la rotta tunisina, l’esistenza di reti criminali (col coinvolgimento anche di italiani) impegnate oltre che nel trasferimento di migranti anche nel contrabbando di tabacchi e nel traffico di droga. Gli 007 segnalano inoltre due fenomeni connessi alla tratta: il ricorso alle “navi madre” e un aumento degli sbarchi fantasma.
Vecchione (Dis): moltiplicati i fronti di minaccia all’Italia
Nel complesso «si sono moltiplicati i fronti in grado di minacciare i nostri territori e i nostri assetti». Un insieme assai variegato di rischi che, come sottolineato dal direttore del Dipartimento informazioni e sicurezza Gennaro Vecchione, riguarda in primo luogo il sistema economico, il 5G e il sistema delle alleanze tra Paesi «che hanno trovato difficoltà ad avere una posizione univoca». Per Vecchione «l’arma cibernetica in tutte le sue declinazioni, strumento privilegiato per manovre ostili, viene utilizzata per indebolire la tenuta dei sistemi democratici occidentali: si tratta di sistemi che possono mettere a rischio le stesse esistenze dei Paesi».
Rigurgiti neonazisti, esposti i più giovani
Sono emersi insidiosi rigurgiti neonazisti, favoriti da una strisciante, ma pervasiva propaganda virtuale attraverso dedicate piattaforme online. I profili più esposti, come emerge dalla casistica delle azioni, sono quelli dei più giovani. C’è il rischio che anche ristretti circuiti militanti o singoli simpatizzanti italiani possano subire la fascinazione dell’opzione violenta. È quanto si spiega la Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza dei servizi segreti al Parlamento.
Rischio reduci in Africa per Daesh
La crisi in Libia ha prodotto tre effetti che rischiano di avere ricadute anche in Italia: un “afflusso” di mercenari stranieri nel Paese nordafricano, la «ripresa dell’attivismo di Daesh nel sud libico», l’emergere di nuove rotte «che attraverso hub sudanesi possono essere sfruttate per trasferire i reduci del conflitto siro-iracheno». Secondo Vecchione tre sono i “piani” su cui si sviluppa la crisi libica: uno interno, che riguarda lo scontro politico ideologico tra le tribù di Tripoli e Misurata da un lato e il maresciallo Haftar dall’altro; uno sotto traccia che vede coinvolti i vari clan e tribù «alla ricerca di spazi di manovra», e uno «regionale e internazionale» che ha come protagonista lo «scontro intrasunnita» e che ha generato una sorta di «guerra per procura». Se a livello internazionale la morte di al Baghdadi ha avuto una grossa risonanza, «la minaccia eversiva del terrorismo jihadista rimane elevata. Daesh ha mantenuto postura ed orizzonti, con la ridefinizione degli assetti organizzativi e di comando e continuando ad istigare i suoi adepti. Il Califfatto è tornato ad essere un fine. Daesh è particolarmente vitale in territori di origine si sta sviluppando in contesti africani ed asiatici».
Conte: dispiegata azione ad ampio raggio
Il contrasto della matrice terroristica internazionale «si è dipanato in tutte le direzioni», con un «apporto permanente delle forze di polizia, con uno scambio di competenze assiduo. Non dissimile è l’approccio al fenomeno migratorio clandestino: l’azione dell’intelligence è dispiegata ad ampio raggio». Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, intervenuto alla presentazione del report annuale, elogia pubblicamente la percezione all’estero dei nostri servizi. «Credo che il governo possa rivendicare questo aggiornamento del quadro normativo portato a compimento nei giorni scorsi come declinazione moderna dell’interesse nazionale».
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