Giuseppe Conte ha rotto gli indugi, la situazione non reggeva. Il governo dice agli italiani: «Le abitudini vanno cambiate», state a casa. Wuhan ora siamo noi. Non c’è più zona rossa, c’è l’Italia.
Il Partito democratico, con Zingaretti bloccato a casa e il gruppo dirigente che ha deciso di reagire, ha sciolto gli ultimi dubbi del premier: e dunque zona rossa in tutta Italia. O meglio, una enorme zona arancione. Ma l’eccezionalità sta nell’uniformare tutto il Paese alla zona rossa “storica”, quella delle 14 province del discusso decreto di sabato. Mentre si lotta allo stremo contro il virus, ora lo Stato è chiamato a fare lo Stato. Cioè a far rispettare le sue direttive. Compreso il “divieto di movida”.
Dunque il premier ha avuto davvero paura. Le immagini di tantissimi giovani per strada in una movida che sembrava non conoscere pause, quelle delle carceri in rivolta con i morti e gli evasi per strada, soprattutto le notizie che non indicano nessun miglioramento della situazione generale, tutto questo ha impressionato un premier immerso nella retorica “churchilliana” e un po’ frastornato dal diluvio di notizie scoraggianti. E non solo lui ma anche gli altri ministri più importanti. Il timore maggiore è che le persone non seguano le direttive. E poi che l’emergenza abbia tempi lunghi, come ha detto di temere Dario Franceschini a un amico. Conclusione: serve una svolta. Ecco perché si è deciso un decreto molto più duro di quello varato sabato notte: tutta l’Italia diventerà zona rossa, forse più “rosa”, nel senso che le direttive sono meno tassative. Comunque, una misura drastica. La più drastica.
E la situazione politica cambia, cambia il clima. Conte ha sentito tutti, è tutti gli hanno detto di sì. “L’Italia zona rossa” era stata in mattinata la ricetta proposta da Matteo Renzi, anche il nemico Salvini ha cambiato tono. Se non è unità nazionale, le assomiglia moltissimo. Oggi Conte vedrà Salvini e Meloni a proposito delle misure economiche straordinarie che saranno varate dal Consiglio dei ministri di mercoledì. Tutti a casa, insomma. Pare l’unica cosa da fare. D’altronde l’assessore lombardo alla Sanità Giulio Gallera ha illustrato il dato secondo il quale a Lodi, la più vecchia zona rossa, i contagi sono diminuiti moltissimo, a riprova che la blindatura funziona.
Giorgio Gori, il sindaco di una Bergamo che lotta corpo a corpo con l’emergenza, ha dato la linea: bisogna fare adesso quello che si fa a Ferragosto, chiudere tutto. Certo, qui non si vede la fine della guerra ma la carta va giocata, magari con qualche margine “di vita” in più per evitare un’assurda paralisi del Paese. Il governo avrebbe forse bisogno di un qualche sostegno ulteriore (si parla di Guido Bertolaso come Commissario straordinario ma la cosa potrebbe suonare come una sconfessione del capo della Protezione civile Borrelli). Ma comunque la situazione è cambiata. Il governo cerca di riacciuffare un Paese che rischia di saltare per aria, e forse si è messo sulla strada giusta.
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