Allo stato attuale entrambi i diritti non sono riconosciuti in Italia, dove vige lo ius sanguinis. Il disegno di legge naufragato al Senato nel 2015. Nel 2018 sono meno di 113 mila acquisizioni di cittadinanza
di Andrea Carli
Il segretario del Pd Nicola Zingaretti ha rimesso sul tavolo del Governo lo ius soli e lo ius culturae (foto Ansa)
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Il segretario Nicola Zingaretti ha chiuso l’assemblea del Pd di Bologna rilanciando tra le proposte politiche da mettere sul tavolo del Governo, di cui i Dem sono tra i sostenitori, due cavalli di battaglia della sinistra: lo ius soli e lo ius culturae. Allo stato attuale entrambi i diritti non sono riconosciuti in Italia, dove vige lo ius sanguinis. Durante l’ultimo decennio e fino al 2016 si è registrato, di anno in anno, un numero crescente di acquisizioni di cittadinanza italiana. A partire dal 2017, invece, l’Istat ha registrato una flessione: nel 2018 sono meno di 113 mila e nel 2017 erano meno di 147 mila (-38% rispetto all’anno precedente).
Lo stop M5S
La mossa di Zingaretti non è piaciuta al’altra forza politica che sostiene il Conte due, i pentastellati. «C’è mezzo Paese sott’acqua, il futuro di 11 mila lavoratori a Taranto è in discussione e uno pensa allo ius soli?» è stato il commento del leader politico M5S Luigi Di Maio. Ad ottobre la commissione Affari costituzionali della Camera ha riavviato l’iter per cambiare le regole in materia di cittadinanza, dopo che nel 2015 una proposta ha ottenuto il via libera della Camera, salvo poi arenarsi al Senato.
Lo ius sanguinis
Zingaretti spinge il Pd a sinistra e lo fa su un tema politicamente importante quale quello delle modalità per l’acquisto della cittadinanza italiana. Allo stato attuale, fa fede una legge entrata in vigore 27 anni fa: in base alla 91 del 1992, acquista di diritto la cittadinanza italiana chi è figlio (padre o madre) di cittadini italiani. È lo ius sanguinis.
L’acquisto per legame con il territorio italiano
La legge del 1992 contempla anche una diversa modalià di acquisto della cittadinanza: “iure soli”, ovvero per il legame con il territorio italiano. Sono però previsti paletti precisi . Il primo: nascita in territorio italiano ed entrambi i genitori sono ignoti o apolidi. Secondo: nascita in territorio italiano, senza che sia acquistata la cittadinanza dei genitori secondo la legge dello Stato cui questi appartengono. Infine, il terzo caso che fa scattare il diritto di cittadinanza iure soli: permanenza nel territorio italiano, ignoti entrambi i genitori e non sia trovato il possesso di altra cittadinanza.
Il Ddl del 2015: lo ius soli
Il disegno di legge approvato in prima lettura dalla Camera dei deputati il 13 ottobre del 2015, successivamente bloccato al Senato, fa un passo in più rispetto alla normativa vigente, anzi due. Un’espansione dell’ambito di applicazione dello ius soli, e l’introduzione di una nuova fattispecie riconducibile allo ius culturae. Nel primo caso, se la proposta fosse stata approvata in via definitiva avrebbe acquisito la cittadinanza per nascita chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri, dei quali almeno uno sia in possesso del diritto di soggiorno permanente o del permesso di soggiorno di lungo periodo. Si tratta di uno ius soli “temperato”.
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