L’emendamento porta la firma di Loredana De Petris e Paola Nugnes (LeU), Monica Cirinnà e Daniela Sbrollini (Pd), Francesco Mollame e Matteo Mantero (M5S). I loro nomi saranno ricordati probabilmente come quelli che hanno liberato finalmente la cannabis light. Oltre che un intero settore economico che, dopo la sentenza della Cassazione di luglio scorso, si stava avviando via via verso la rovina tra debiti e chiusure di negozi. Proprio l’11 dicembre, un negoziante padovano aveva provato a togliersi la vita.
La modifica rientra nel maxi emendamento del governo approvato al Senato, dove dovrà essere votato, probabilmente con la fiducia. Il che significa che, a meno di colpi di scena, la cannabis light sarà finalmente legale. Negli ultimi giorni il pressing del settore era stato altissimo. A inizio dicembre, i due emendamenti presentati dal grillino Mantero, dopo mesi di incontri e promesse con i Cinque Stelle, alla fine erano stati ritirati, per paura che, aprendo l’argomento cannabis light, Matteo Salvini e i colleghi sovranisti potessero cavalcarlo dalla loro parte sollevando l’ennesimo polverone politico.
Dalla sentenza della Cassazione in poi ad oggi, 2.200 posti di lavoro tra quelli diretti e l’indotto sono già saltati. La decisione della Corte passava la palla al Parlamento per regolarizzare il settore. Sollecitazione che finora era stata ignorata, soprattutto dopo la campagna salviniana al grido di “Chiudiamo tutti i negozi”. Ora l’emendamento stabilisce che «la biomassa di canapa (Cannabis sativa L.), composta dall’intera pianta di canapa o di sue parti, è sottoposta ad imposta di fabbricazione applicando al prezzo di vendita le aliquote percentuali in misura pari ad euro 12,00 per mille chilogrammi, per ogni punto percentuale (% p/p) di cannabidiolo (CBD) presente nella biomassa. La concentrazione di Thc dovrà essere sotto lo 0,5%, valida anche per la «coltivazione e la trasformazione di qualsiasi parte della pianta, compresi i fiori, le foglie, le radici e le resine, nonché alle attività connesse di cui all’articolo 2135, comma 3, del codice civile». La norma prevede anche i prodotti a base di Cbd, indicati come «preparati contenenti cannabidiolo (CBD)».
«Se Salvini e colleghi davvero fossero naziolisti, capirebbero il valore del gettito e dei posti di lavoro che questo settore può creare», dice Luca Fiorentino. «Bisogna smetterla di giocare con la vita delle persone solo per scopi elettorali».
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