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La crisi spiegata con la Costituzione: Repubblica «allergica» all’uomo forte

Questo lo scenario che ci attende. Ma che cosa insegna questa crisi? In primo luogo, conferma l’allergia del sistema disegnato dal costituente verso l’uomo che vuole essere solo al comando. Del resto, l’intera architettura costituzionale è stata ideata per impedire vecchie e nuove tentazioni autoritarie. E la storia repubblicana ha già conosciuto improvvisi disarcionamenti di uomini ritenuti troppo forti, da De Gasperi dopo il fallimento della «legge truffa» a Fanfani nel 1959, da Craxi e De Mita alla fine degli anni ottanta a Berlusconi nel 1994 e a Renzi dopo il referendum costituzionale del 2014.

Conferma anche che i parlamenti, anche quelli più deboli e inesperti, hanno sempre un sussulto di reazione di fronte a chi voglia umiliarli.
Le parole pronunciate in parlamento dal presidente del consiglio mostrano la peculiarità di tutta questa vicenda di governo. Emerge infatti non semplicemente una distanza politica ma semmai una diversità di concezioni della democrazia da parte di chi pure ha condiviso l’esperienza di governo. La bussola per fare emergere tali differenze non può che essere il modello di democrazia rappresentativa voluto dai nostri costituenti, per cui la sovranità appartiene al popolo, che però la esercita nelle forme e nei limiti previsti dalla Costituzione. E ci sono almeno due limiti a questo riguardo di cui oggi Conte sembra ben consapevole e che Salvini sembra ignorare.

Il primo è quello relativo al funzionamento della democrazia rappresentativa, per cui è il Parlamento la sede privilegiata identificata dalla Costituzione per il confronto e lo scontro tra posizioni diverse nel momento in cui la maggioranza si spacca prima della scadenza naturale del mandato governativo. Il parlamento quale agorà elettiva per affrontare la crisi di governo. L’idea di Salvini è invece differente, la piazza è la sede privilegiata per il confronto, che viene di fatto annullato, per dare luogo a espressioni di consenso plebiscitarie, tanto più quando dall’agorà fisica si passa a quella digitale in cui è ampiamente studiata quella polarizzazione che porta alla radicalizzazione di opinioni. Secondo questa visione la virtualità del parlamento si contrapporrebbe alla realtà della piazza quale unico, monolitico interlocutore in un momento di crisi.

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Il secondo limite è quello previsto da uno dei principi fondamentali della nostra Costituzione per cui l’Italia consente, per l’appunto, quelle limitazioni di sovranità necessarie a un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni. Conte è ben consapevole che oggi quell’ordinamento è rappresentato dall’Unione europea e ricorda che quest’ultima è dotata di un sistema di tutela multilivello dei diritti fondamentali «unico al mondo per intensità e completezza».

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