Il Pd fa scudo al premier. Ma i renziani criticano la comunicazione di Palazzo Chigi e le modalità della nuova stretta. E i Cinque Stelle dicono no al Fondo Salva-Stati
di Manuela Perrone
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Nei giorni più drammatici del secondo dopoguerra, come ha riconosciuto lo stesso Giuseppe Conte, la maggioranza prova a non dividersi. Troppo pressante l’assedio delle opposizioni di centrodestra, troppo duro lo scontro con le Regioni per rischiare anche liti interne. Ma gli smottamenti ci sono, eccome. E anche in questa occasione il principale scudo al premier è ancora il Pd di Nicola Zingaretti e Dario Franceschini.
L’appello di Franceschini
Non è un caso che sia stato il ministro della Cultura e capodelegazione dem al Governo a difendere Conte dalla raffica di critiche sulla gestione della comunicazione della stretta ulteriore, sabato in diretta Facebook e quasi a mezzanotte. «È naturale che in mezzo alle cose giuste si possono fare degli errori – ha detto Franceschini domenica (anche lui in un video su Fb) – ma perché accanirsi nelle polemiche anziché andare avanti insieme?». «Guai a dividersi», ha rincarato Zingaretti, invitando ad anteporre a tutto «l’amore per l’Italia».
Renzi contro lo stile “Grande fratello”
Certamente le parole dei vertici Pd erano indirizzate a Matteo Salvini e Giorgia Meloni che gridano alla «chiusura del Parlamento» e chiedono di essere convocati dal capo dello Stato, ma non solo. Perché poche ore prima dalla maggioranza era stato Matteo Renzi, insieme a molti esponenti di Italia Viva, a protestare contro le comunicazioni di Conte: «Ci aspettano ancora giorni difficili. Noi rispettiamo le regole del Governo sulla quarantena. Ma il Governo rispetti le regole della democrazia. Si riunisca il Parlamento. E si facciano conferenze stampa, non show su Facebook: questa è una pandemia, non il Grande Fratello». Chiara l’allusione al portavoce del premier Rocco Casalino, additato dai detrattori come il responsabile degli errori di comunicazione di Palazzo Chigi in questa fase delicatissima.
L’allarme di Iv per le aziende
Ma l’insofferenza dei renziani non è soltanto per il metodo. Chiedono che il Parlamento lavori a pieno ritmo, esattamente come invoca l’opposizione. E invitano a muoversi subito perché le imprese riescano a sopravvivere. «Liquidità, liquidità, liquidità. Benissimo i provvedimenti del Governo, ma non bisogna abbandonare le aziende», ha sottolineato Renzi domenica 22 marzo. E lunedì ha avvertito: «Tutti litigano sulla chiusura delle fabbriche: sindacati contro industriali, Governo contro Regioni. Ma la vera sfida è chiarirsi bene su come e quando riaprire. Ci giochiamo tutto».
M5S contro la proposta Conte sul Mes
L’altra faglia pericolosa nella maggioranza si chiama Mes. La ricetta di Conte già apprezzata dal Commissario Ue Paolo Gentiloni – usare il Meccanismo europeo di stabilità per dare gambe ai coronabond – ha sortito la levata di scudi dei Cinque Stelle. Tutti, dal capo politico reggente Vito Crimi ai parlamentari. E tutti in sintonia con Lega e Fdi. Oggi, lunedì 23 marzo, i ministri finanziari dell’Eurozona ne discutono all’Ecofin. E bisognerà vedere come i Cinque stelle reagiranno alle eventuali decisioni di Bruxelles. Anche perché chi ha sposato sul punto la linea Conte è Silvio Berlusconi. Ma nel caso si arrivasse alla conta in Parlamento e il M5S si spaccasse sul “no” al Fondo Salva-Stati, per dare il via libera all’operazione nascerebbe una maggioranza diversa.
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