di Vincenzo Caccioppoli
Di fronte al risultato elettorale delle amministrative certo non entusiasmante per il
centrodestra, come ampiamente previsto alla vigilia, occorreva un cambio di passo,
un messaggio importante per far capire che la coalizione è viva e soprattutto unita
intorno ad un obiettivo comune verso i prossimi appuntamenti politici in vista. Letta, il
leader del Pd, è stato il primo a decretare, forse un pò troppo frettolosamente, che il
voto aveva decretato la fine del centrodestra, proprio per la mancanza di un vero
leader che sapesse fare una sintesi, facendo esplicito riferimento all’ex nemico Silvio
Berlusconi. Evidentemente queste parole del segretario del pd devono aver fatto
sobbalzare dalla sedia Giorgia Meloni, che dopo queste elezioni vede la sua
leadership nel centrodestra certamente rafforzata. Ha alzato la cornetta ed ha
chiamato i due alleati Salvini e Berlusconi, in un chiaro tentativo di serrare i ranghi,
in vista dei due impegnativi ballottaggi a Torino e Roma, che potrebbero in caso di
successo, spostare di molto la valutazione dell’esito sul voto. Ha fatto insomma
quello che deve fare un leader di una coalizione, che ultimamente ha pagato molto,
forse troppo, proprio una sua supposta divisione fra i due principali leader. Non si
può non negare che il centrodestra abbia avuto in questi mesi dei problemi,
evidenziati anche dalla difficile e discutibile scelta dei candidati alle amministrative. E
sicuramente una coalizione formata da due partiti al governo ed uno all’opposizione
non può non avere inevitabilmente punti di attrito. Ma certo non si può dire che
dall’altra parte della barricata siano tutte rose e fiori, anzi dopo il flop elettorale dei
cinque stelle è probabile che i contrasti possano anche aumentare. E’ perciò
piuttosto inevitabile che all’interno di coalizioni di partito si possano creare delle
tensione e degli attriti. Anche Berlusconi, che casualmente nel suo momento di
massima debolezza viene citato dalla sinistra come modello di moderazione, dopo
un ventennio di attacchi al limite del disprezzo verso la sua persona, ha avuto i suoi
problemi con i vari Bossi, Fini, Casini, Cesa, Fitto e Follini, che hanno contraddistinto
a più riprese la sua avventura di leader del centrodestra. Molti sono stati i casi di
scissioni e di abbandoni alla coalizione da parte anche di leader importanti come nel
caso di Fini e Casini, La stessa Meloni ha deciso di fondare il suo partito nel 2012,
per i crescenti disaccordi sulla linea politica del Pdl e sulla mancata effettuazione
delle primarie. Ma alla fine una sintesi il vecchio leader è sempre riuscita a trovarla,
vuoi per il peso largamente maggioritario del suo partito rispetto agli altri della
coalizione, che gli ha permesso di entrare a Palazzo Chigi per ben quattro volte. Era
inevitabile che dopo un periodo assai lungo costellato dalla presenza di una figura
così carismatica e capace di unire le diverse posizioni presenti nel Pdl, ci fosse una
sorta di interregno che avrebbe acuito le differenze e le singole aspirazioni dei leader
emergenti. Ma ora il voto alle amministrative, se ben incanalato, potrebbe essere un
punto di svolta determinante per sciogliere la matassa. Di fronte alle esitazioni di
Salvini e Berlusconi, Giorgia Meloni sembra non essersi lasciata sfuggire
l’occasione ed ha deciso di prendere in mano l’iniziativa e fare quello che devo un
generale, chiamare e motivare le truppe prima di una battaglia. Accortasi delle
difficoltà crescenti di Salvini, che appare sempre più sfiancato ed indebolito dalle
polemiche interne e dai contrasti sulla linea politica da adottare nei confronti del
governo di cui fa parte, ha deciso di togliere ogni indugio e far sentire la sua forza
per cercare di dare un segnale forte a quanti pensano ( o forse sarebbe meglio dire)
sperano che il centro destra sia a pezzi e in preda ad una crisi di nervi. Occorreva
un segnale forte, che andasse oltre i soliti selfie e abbracci a favore di telecamere e
social, per serrare le fila e proseguire lungo un percorso che ancora vede il
centrodestra largamente favorito nei sondaggi. Ecco perchè l’appuntamento di Roma
può essere fondamentale per capire come potrà evolversi la coalizione. Una vittoria
a sorpresa di Enrico Michetti, voluto dalla Meloni, probabilmente consegnerebbe le
chiavi del centrodestra alla leader di Fratelli d’Italia, che potrebbe rivendicare un
successo che cambierebbe tutto l’esito del voto, che vede in questo momento il
centrosinistra e il Pd in particolare in una posizione di forza. Difficile che Salvini
potrebbe ancora contrastare una Meloni, che uscirebbe vincitrice in una contesa
delicata e difficile come quella del voto nella capitale. A quel punto la patata bollente
potrebbe passare proprio al Pd, perchè la vittoria di Michetti dimostrerebbe che il
percorso verso una intesa programmatica con quel che resta dei cinque stelle,
Calenda, Renzi e la sinistra di Leu, sarebbe molto più complicato di quanto non
vogliano far credere i dirigenti del Pd e lo stesso Conte.