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Per poter aumentare il deficit, modificare i saldi di finanza pubblica serve la maggioranza assoluta. E di questi tempi, soprattutto al Senato, dove i numeri sono sempre risicati e i parlamentari delle aree rosse o gialle potrebbero ritrovarsi in quarantena, raggiungere i 161 voti non è scontato. Ma non è stata questa ( o solo questa) la ragione che ha spinto Giuseppe Conte a convocare i capigruppo dell’opposizione.
Il tentativo del governissimo
I tentativi di governissimo lanciati convintamente da Matteo Renzi e assai meno da Matteo Salvini per ora sono abortiti. Lo stesso leader di Italia Viva e ancor più l’ex ministro dell’Interno hanno rapidamente accantonato l’idea: in un Paese stremato dall’epidemia e carico di preoccupazione sul futuro, ipotetiche manovre di Palazzo sono incomprensibili.
Il mirino resta puntato su Conte
Il mirino però resta fermo sul bersaglio, ossia su Giuseppe Conte. Il premier lo sa e la decisione di convocare le opposizioni è parte della risposta. Anche perchè dei suoi alleati può fidarsi fino a un certo punto.
I sospetti su Pd e M5S
La decisione di Zingaretti di riunire le parti sociali assieme al ministro dell’Economia Roberto Gualtieri non è stata vissuta bene a Palazzo Chigi. Che dove deve fare i conti anche con il nervosismo crescente nel M5S e soprattutto tra i suoi maggiorenti che in Conte vedono un concorrente. La mossa del premier va quindi inserita in questo contesto.
Premier dell’emergenza nazionale
Certo la priorità è coinvolgere le opposizioni per affrontare una situazione senza precedenti anche per la velocità dei suoi effetti e che esige risposte adeguate e altrettanto tempestive. Ma c’è anche un fattore politico non meno importante. Il tentativo di Conte di fare del suo premierato, se non del suo governo, la guida dell’emergenza nazionale a cui chiama a collaborare anche i leader delle opposizioni. Già da oggi si capirà se la strada è impraticabile.
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