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La pernacchia di Casaleggio all’Onu e al Partito democratico

 

L’intervista di Davide Casaleggio al Corriere della sera di sabato ha sollevato molte polemiche – e meno male – non foss’altro per il candore con cui annunciava il suo intervento a margine dell’Assemblea dell’Onu, nel corso di un evento dedicato alla «cittadinanza digitale». Evento «organizzato e promosso dal governo italiano, attraverso la Rappresentanza italiana presso le Nazioni Unite».

La spudoratezza con cui, conquistati Palazzo Chigi e il ministero degli Esteri, il Movimento 5 Stelle li utilizza per promuovere all’estero l’associazione Rousseau lascia davvero senza fiato, per almeno due motivi. Il primo è lo schiaffo a tutti quelli che per anni lo hanno sostenuto in nome della questione morale e della lotta al conflitto di interessi di Silvio Berlusconi (e qui il passaggio in cui Casaleggio assicura che naturalmente, bontà sua, non viaggerà «nella delegazione del governo» e le sue spese le gestirà «in autonomia», più che a uno schiaffo, somiglia a una gigantesca pernacchia). Il secondo motivo è l’umiliazione a cui costringe l’intero paese, considerato che in qualunque altro convegno internazionale dedicato ai diritti digitali l’associazione Rousseau potrebbe trovare spazio solo sul banco degli accusati, come modello da non seguire.

Ciononostante, di tutta l’intervista, il passaggio che più mi ha colpito è un altro. E cioè la risposta di Casaleggio alla domanda sul governo: su come veda, lui che era per andare al voto, il futuro dell’esecutivo M5s-Pd. «Come ho detto in passato — dichiara — l’auspicio è che la forza politica con la quale il Movimento collabora attualmente si riveli più affidabile della precedente». Una forza chiamata Pd, che Casaleggio si rifiuta persino di nominare, come quelle coppie alle soglie del divorzio che si rivolgono ai figli con «per favore di’ a tua madre» e «ti dispiace chiedere a tuo padre». È solo un dettaglio, certamente, ma coi tempi che corrono bisogna accontentarsi di queste piccole soddisfazioni.

 

 

 

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