Il Cavaliere costretto ad andare nella piazza di Salvini e a sconfessare la Carfagna
di Barbara Fiammeri
Perugia, arriva Berlusconi ma Salvini e Meloni lo ignorano
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Silvio Berlusconi Piazza San Giovanni la conosce bene. Fu il Cavaliere a espropriarla per primo alla sinistra, il 2 dicembre del 2006, radunando sulla spianata di fronte alla Basilica centinaia di migliaia di persone (700mila per le forze dell’ordine, 2 milioni per gli organizzatori) per manifestare contro l’allora Governo Prodi. Oggi ci risiamo ma a differenza di allora Berlusconi non è più il protagonista ma solo un ospite a cui viene consentito al massimo di partecipare, di salire sul palco davanti alle insegne della Lega senza neppure un invito ufficiale.
Il primo a esserne consapevole è proprio il Cavaliere. Che il leader sia Salvini ormai è fuori discussione: «È evidente», ha detto ieri rassegnato. Se dovessimo fare un paragone, oggi Berlusconi appare un po’ come il Pier Ferdinando Casini di 13 anni fa che scelse alla fine di scendere in piazza con la sua Udc, prendendosi pure qualche fischio, pur di evitare di essere tagliato fuori dai due partiti maggiori che allora erano Forza Italia e Alleanza nazionale, con la Lega Nord di Umberto Bossi alleata ma non subalterna.
L’ex premier ha tentato inizialmente di opporre resistenza. Ma poi ha capitolato, accogliendo la tesi di chi tra i big del suo partito gli ha fatto notare che manca solo una settimana alle elezioni in Umbria e prendere le distanze da Salvini non sarebbe stato compreso dal suo elettorato. E poi già in occasione della manifestazione contro il Conte2 organizzata da Giorgia Meloni nel giorno della fiducia al Governo e a cui Salvini aveva aderito, il Cavaliere aveva fatto fatica a tenere a freno chi voleva uinrsi ai due alleati del centrodestra. Stavolta sarebbe stato ancora più arduo.
Anche così però non è riuscito a evitare la spaccatura del partito. Mara Carfagna è sempre più distante. La vicepresidente della Camera ha detto esplicitamente che Forza Italia non può essere in piazza assieme a Casa Pound. Ma non è certo la presenza degli estremisti di destra a frenare il Cavaliere. Il suo obiettivo ora è prendere tempo, confidando nella prosecuzione della legislatura e in una nuova legge elettorale che lo metta al riparo dal rischio di annessione da parte della Lega. Una strategia che è di fatto l’ammissione della resa.
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