Così come avvenuto lo scorso autunno, quando è stato possibile raggiungere un’intesa con la Commissione europea che ha evitato l’avvio di una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia, anche ora la linea del dialogo in vista di una possibile soluzione politica dovrà essere perseguita con determinazione. Ne è convinto Viktor Elbling, ambasciatore tedesco in Italia che intervenendo al Master di Management politico della 24Ore Business School e della School of Government della Luiss affronta i temi legati all’integrazione europea, alla luce del risultato elettorale dello scorso 26 maggio.
L’Europa ha bisogno del «triangolo Germania, Francia e Italia», tenendo conto dei segnali positivi che giungano dall’elettorato: tra questi, l’incremento della partecipazione al voto, che si è registrato anche in Germania soprattutto tra i giovani. La maggioranza dei tedeschi guarda all’Europa con un approccio costruttivo, ed è auspicabile attribuire nuovi poteri al Parlamento europeo in un contesto che vede comunque il permanere di un ruolo dominante degli Stati e dunque degli interessi nazionali. Ma è la peculiarità della casa comune europea, che in settanta anni ha registrato progressivi avanzamenti all’interno di una struttura di governance che resta intergovernativa.
Ora il passaggio di rilievo riguarderà la scelta dei vertici che saranno chiamati a guidare le istituzioni comuni, dal Parlamento alla presidenza della Commissione, dalla scelta dei commissari e dell’Alto rappresentante per la politica estera alla nomina in autunno del nuovo presidente della Bce. La convinzione dei Viktor Elbling è che anche al di là di chi sarà chiamato a guidare la Banca centrale («dovrà trattarsi comunque di una personalità di altissima competenza e autorevolezza») quel che conta è la linea che sarà adottata per i prossimi anni. E le esperienze delle precedenti presidenze mostrano una netta tendenza alla continuità e alla condivisione delle decisioni in materia di politica monetaria.
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L’invito è a uscire dalla contrapposizione tra falchi e colombe. «La mia convinzione è che ci stiamo avviando verso un processo di maggiore e profonda integrazione. Abbiamo bisogno di questa Europa e dobbiamo farlo insieme, rafforzando i pilastri dell’economia sociale di mercato». Quanto all’abusato refrain che vede la Germania schierata su posizioni rigoriste sul versante della disciplina di bilancio, in presenza di un persistente e notevole surplus commerciale, Elbling segnala che l’avanzo commerciale è comunque sceso dall’8 al 6%, e che in ogni caso all’interno di questo surplus «c’è anche una forte componente estera, italiana in particolare se pensiamo ad esempio alla componentistica nell’industria dell’auto».
Certo occorrono decisioni in tempi brevi, ad esempio sul tema del completamento dell’unione bancaria che tuttora è fermo alla contrapposizione tra riduzione e condivisione dei rischi. Ma occorre lavorare anche per superare pregiudizi e luoghi comuni. Fondamentale è l’aspetto della comune identità culturale europea, che vede Germania e Italia accomunate da una lunga e solida tradizione di interscambio e condivisione. Per avvicinare maggiormente i paesi europei occorre accrescere il livello delle conoscenze reciproche, e per questo è fondamentale conoscere più lingue, agire in modo concertato per combattere il fenomeno delle fake news attraverso una maggiore regolamentazione dei social media.
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