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Le 10 cose che Zingaretti non deve fare (se vuole davvero rilanciare il Pd)

Dunque le primarie ci sono state. Il Partito Democratico sarà guidato nei prossimi anni da Nicola Zingaretti e chi sperava in un fallimento nella partecipazione e nelle percentuali del candidato, beh, gli è andata male. E che il più grande partito d’opposizione abbia un sussulto di buona salute è una buona notizia comunque la si pensi, per tutti, per il Paese, per il dibattito, per le soluzioni possibili e soprattutto per riconcentrarsi su alcuni punti che sembrano essersi persi nel corso di questi ultimi mesi dove la mendacità e la propaganda (da tutte le parti) hanno monopolizzato il tutto. Però dieci consigli (non richiesti e forse addirittura malvoluti) a Zingaretti vale la pena darli, almeno perché non si corra verso il dirupo.

L’autocritica, innanzitutto. Sono mesi che si dice che non si può discutere degli errori del Jobs Act e soprattutto della pericolosa politica internazionale con la Libia insieme alla criminalizzazione delle Ong perché, ogni volta ci rispondevano così, si diceva che c’erano di mezzo le primarie oppure, peggio, perché comunque Salvini è peggio. E invece l’autocritica è necessaria perché non si possono perdere le percentuali che ha perso il Pd in questi anni solo per la presunta antipatia del leader e perché, anche a detta di molti democratici (l’all-in sul referendum vi dice qualcosa?), di errori ne sono stati fatti. Riconoscerli è un segno di rinnovata forza, non debolezza.

L’umiltà. Per favore, davvero, basta con tutta questa spocchia da ipervincitori soprattutto ora che state perdendo dappertutto. Umiltà significa ascolto, prendere in considerazione qualsiasi osservazione critica come possibilità di miglioramento e significa non avere paura di avere idee e riconoscere migliorabili.

La scuola. Sembra sparita dal dibattito pubblico eppure parte tutto da qui. Se vogliamo veramente cambiare questo popolo così caldo alla propaganda e allo studio bisogna avere il coraggio di ripensare completamente alla scuola e far tornare l’istruzione (insieme alla cultura) uno dei cavalli di battaglia del centrosinistra. Lo so, è molto più facile parlare della cronaca nera ma un grande partito dirige il dibattito pubblico, non lo subisce. E che negli ultimi mesi si sia parlato di scuola solo per presepi crocifissi è qualcosa che fa sanguinare gli occhi.

La serietà. Questa opposizione in stile grillino è qualcosa che squalifica un partito che ogni giorno ci tiene a sottolineare la propria differenza rispetto al Movimento 5 Stelle. L’opposizione si fa smontando le balle ridando nobiltà ai numeri, raccontando i fatti con elementi incontrastabili e chiari. Quello è il punto di partenza. In una frase: fare tornare di moda la serietà.

Le liste. Qui fuori interessano poco segreterie e provlami. I veri cambiamenti si vedono nelle liste. Lì c’è l’apertura. Lì c’è il cambiamento. Basta con candidati col curriculum pieno di mandati e privo di fatti concreti. Le prossime liste saranno il manifesto politico di Zingaretti e del Pd molto di già di qualsiasi intervista o discussione. Buona fortuna.

I giovani. Un partito non deve piacere ai giovani. Un partito deve essere fatto di giovani e talvolta al posto di qualche bolso sessantenne sarebbe aria pura.

Gli oppositori interni. Un partito serio riuscirebbe a trasformare il dibattito interno in una risorsa, senza bisogno di seguaci incattiviti che su twitter ti azzannano in massa se provi a mettere in discussione il Verbo. Rasserenare il dibattito sarà difficilissimo ma inevitabile.

Renzi. Eccolo qui, il punto. Fissarsi con l’eliminazione fisica di Renzi per avere bisogno di tranquillizzarsi è una cagata pazzesca. E tra l’altro Renzi, piaccia o no, non è un semplice senatore, è l’ex segretario. Pensate se si riuscisse davvero a coglierne gli aspetti positivi riuscendo a controllare il suo presenzialismo. Se Renzi se ne andrà allora gli si farà opposizione dura, ma ora Renzi è una delle risorse del Pd. Usarlo con intelligenza è compito del segretario.

Le aperture. Sì, lo so, in campagna elettorale è normale che si punti a diventare un partito autonomo che non ha bisogno di nessuno ma il Parlamento (per fortuna) è fatto di numeri. Chi non si vuole alleare con nessuno o ha il recondito pensiero di preferire Berlusconi oppure non ha capito bene le regole del gioco. Non sta certo a me consigliare sulle alleanze ma senza numeri semplicemente non si è parte del gioco. E mangiare pop corn ci ha portato qui.

Giocare sulla pelle del Paese. Stare sull’aventino aspettando che gli altri facciano disastri così la gente si accorge che sono degli incapaci è da irresponsabili. Non si gioca sulla pelle del Paese, per favore, dai.

Ah, c’è n’è anche un undicesimo, breve breve: la comunità che ha dimostrato di esistere nonostante questo Pd è il vostro capitale sociale. Non voi. Loro. Abbiatene cura.

Buon lavoro, segretario.

https://www.linkiesta.it/it/article/2019/03/05/10-cose-che-zingaretti-non-deve-sbagliare-consigli/41304/

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