Per il sottosegretario la ripartizione delle deleghe assegnate alla Farnesina «rinnega gli accordi assunti al momento della formazione del governo». Ma le dimissioni sono congelate avendo raccolto “l’invito” di Italia Viva, «di non provocare in questo delicato momento una sia pur piccola crisi nella compagine governativa».
di Emilia Patta
È un problema di metodo, innanzitutto. Perché – sostiene Ivan Scalfarotto – Luigi Di Maio non ha rispettato l’accordo fatto alla formazione del governo Conte 2 che prevedeva la delega al Commercio estero a un sottosegretario non del M5s. E invece il ministro degli Esteri, che a settembre ha voluto portare sotto la Farnesina il Commercio estero fino ad allora rimasto sotto il ministero dello Sviluppo economico, ha conferito tutta la parte attiva della delega relativa al Commercio estero al sottosegretario pentastellato Manlio Di Stefano (internazionalizzazione e attrazione degli investimenti, oltre a energia, mare, ambiente, spazio e innovazione e Uama) lasciando al sottosegretario di Italia Viva solo la parte difensiva (i dazi, oltre alle adozioni internazionali).
Un problema di merito
Ma è soprattutto un problema di merito. «Già è stato un errore spacchettare il Commercio estero – dice Scalfarotto -. Ora c’è anche il rischio concreto che le imprese non sappiano più con chi parlare perché le responsabilità sono troppo diffuse, e quindi di fatto rimangano sole. Un settore strategico della nostra economia, soprattutto in un momento in cui anche a causa dell’emergenza Coronavirus servirebbe un supporto unitario del governo, è a rischio».
Scalfarotto: serve un referente unico
Scalfatotto, che si è già occupato di Commercio estero con i governi Renzi e Gentiloni, sottolinea l’importanza strategica del settore in anni in cui la domanda interna è scesa a livelli preoccupanti e la crescita è stata vicina allo zero: «Il nostro export contribuisce per un terzo del Pil, si può dire che negli anni scorsi è stato proprio questo settore a tenere a galla l’Italia. Come si fa a parlare con i rappresentanti dei governi mondiali solo della parte difensiva (i dazi) e non di quella offensiva (la promozione) e viceversa? Con quale credibilità rappresentiamo all’estero le nostre imprese? Serve un referente unico, e anche molto competente».
La decisione di rassegnare le dimissioni
Ed è così che Scalfarotto, naturalmente dopo aver avvertito il leader Matteo Renzi ma del tutto autonomamente e con convinzione, ha deciso di rassegnare le sue dimissioni – come anticipato dal Sole 24 ore – con una lettera al “suo” ministro e al presidente del Consiglio Giuseppe Conte che in queste ore è sul tavolo, anche se non ancora formalmente inviata. Di Maio ha fatto notare al suo sottosegretario che una parte importante del Commercio estero è rimasta in capo a lui (Ice, Sace Simest, missioni di sistema e fiere) e che le deleghe relative potranno essere distribuite nei prossimi giorni.
Le perplessità di Renzi
La decisione di Scalfarotto sembra tuttavia non essere gradita nella tempistica a Renzi, che pure nel merito condivide l’analisi del sottosegretario. «Non è questo il momento», è il messaggio del leader, che non vuole ora vedersi addossata la colpa di voler indebolire il governo in piena emergenza Coronavirus. «I nodi del governo restano tutti ma vanno affrontati ad emergenza conclusa», è il pensiero di Renzi. Le ormai probabili dimissioni di Scalfarotto porterebbero la formazione di Italia Viva al governo a sole due unità, la ministra per le Politiche agricole Teresa Bellanova e quella per le Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti. «Abbiamo solo due rappresentanti al governo, meno di Leu, con un gruppo parlamentare di 50 unità», si fa notare in casa renziana sottolineando un altro possibile fronte di scontro quando, passata l’emergenza Coronavirus, si arriverà a quella verifica Conte-Renzi per ora solo rimandata. E che avrà al centro proprio il rilancio delle nostra economia e il sostegno alle nostre imprese.
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