Che il macronismo in salsa italiana debba passare per lo spolpamento di Forza Italia è, secondo Matteo Renzi, inevitabile. Spente le luci della Leopolda, Italia viva vuole cominciare a fare scouting iniziando dal cronicario politico berlusconiano, laddove si aggirano tanti personaggi in cerca di un nuovo autore che possa riportarli in Parlamento. L’ultimo sondaggio di Swg ha dato per la prima volta Italia viva davanti al partito di Berlusconi. E qualcuno comincia fare due calcoli. Poi, va da sé, la contiguità politica e culturale indora e nobilita i passaggi dagli azzurri ai fucsia renziani: alla kermesse fiorentina Renzi su questo punto è stato fin troppo esplicito.
«C’è molta gente che bussa alla nostra porta, ma non possiamo farli entrare subito», dice un parlamentare renziano che fiuta benissimo l’aria che tira in parlamento. Non tutti infatti sono graditi, non tanto per ragioni personali ma per le polemiche che potrebbero scaturirne. Un nome emblematico, Renata Polverini. Fosse dipeso da lei sarebbe già entrata. Ma meglio evitare, per ora. Da quando si è saputo che l’ex governatrice del Lazio punta ad andare con Renzi sulla Rete sono comparse decine di foto con lei che fa, o sembra fare, il saluto romano. Meglio soprassedere.
E poi chi altro bussa alla porta di Renzi? Praticamente già arruolato, anche se non formalmente, è Enrico Costa, ex ministro alfaniano nei governi Renzi e Gentiloni, ottimi rapporti con la Boschi, esperto di giustizia, ex berlusconiano. Il problema è che lui detesta questo governo, il premier e anche il ministro della giustizia Bonafede. Non molto diversamente da Renzi, si potrebbe dire. Infatti prima o poi Costa arriverà.
C’è poi tutto un gruppo che gravita intorno a Mara Carfagna, il nome più pregiato fra quelli corteggiati da Renzi, che per ora non si muove, aspettando di capire se ci sarà quella legge proporzionale che consentirebbe più agevolmente il trasloco dal centrodestra. Certo, il «no, grazie» sventolato da Mara domenica scorsa alle avances dell’ex premier fiorentino («Non siamo in cerca di nuovi approdi né di nuovi padroni») ha frenato facili entusiasmi ma resta il fatto che fra i “carfagnani” manifestano interesse per la nuova creatura renziana persone come l’ex sindaco di Pavia, Alessandro Cattaneo, berlusconiano nel midollo ma proprio per questo ferocemente antisalviniano.
Fra i parlamentari che si stanno guardando attorno ci sono amici personali di Renzi come il toscano Massimo Mallegni, e poi Andrea Ruggeri, Osvaldo Napoli, Andrea Cangini, Matteo Perego, Francesco Cannizzaro, Felice Maurizio D’Ettore, Enzo Fasano e Luigi Casciello; i senatori Domenico De Siano (quest’ultimo è il coordinatore regionale in Campania), Dal Mas e Berardi, le senatrici Masini e Siracusano, il senatore eletto all’Estero Fantetti, il veneto Andrea Causin che viene dal Ppi poi Margherita. Gruppo fluido, ovviamente. Destinato a ingrossarsi se Forza Italia davvero tendesse all’evanescenza.
C’è poi da dire che il leader di Italia viva punta molto agli amministratori locali, ai sindaci. Sono loro che hanno ramificazioni più profonde nel Paese reale, è da dunque da loro che può venire quell’afflusso di voti necessario per superare la mitica “doppia cifra”, obiettivo dichiarato alla Leopolda. In questo senso i renziani annotano soddisfatti molti arrivi dalle fila del Pd, appunto, sul territorio più che in Parlamento. Anche se, si fa notare con grande malizia ma non senza realismo, che un parlamentare che traslocasse dai renziani guadagnerebbe mille euro tondi tondi al mese, dato che la quota mensile al Pd è di 1500 euro e a Iv solo di 500. Se potessi avere mille euro al mese…E non è solo malignità, la carne è debole.
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