Nell’infornata di nomine governative, quella del Garante della Privacy metterà a dura prova l’assetto Pd-Casaleggio. Come raccontano dalla sede del Nazareno, il Pd ha dato delle garanzie a Davide Casaleggio: l’uomo o la donna chiamato a tutelare la nostra privacy, soprattutto sulla Rete, dovrà essere di gradimento al “dominus” del Movimento. Lo stesso che è stato multato dal Garante, perché non metteva in sicurezza i dati degli iscritti alla piattaforma Rousseau. Lo stesso che, in seguito alla segnalazione di alcune falle nel sito – la cui password (svelata da un hacker) era “davidavi” – non ha esitato a querelare i giovani esperti che le avevamo scoperte. Lo stesso che dirige un’azienda che si occupa di marketing digitale.
Insomma, il Garante della Privacy nascerebbe con il benestare di Casaleggio, un imprenditore privato che lavora contemporaneamente sui dati della sua azienda e del partito di cui è il fondatore. Il controllato che controlla il controllore. Un po’ come se il Pd proponesse Silvio Berlusconi all’Antitrust.
Questa nomina dovrà passare per il partito di Nicola Zingaretti. Dopo un quarto di secolo di propaganda sul conflitto d’interessi da parte del centrosinistra, pur con zero iniziative pratiche, c’è più di un sospetto che, come con il tycoon italiano delle tv, anche con Casaleggio, poco o nulla verrà fatto. Nel frattempo, scaduto il 19 giugno scorso, il mandato del Garante è stato prorogato per altri 60 giorni, dopo che una rosa di candidati è stata bruciata da una fronda del Movimento Cinque Stelle vicina alla “galassia” Casaleggio.
Nei mesi scorsi, sotto il fuoco delle opposizioni e di una parte del Movimento, sono tramontate due candidature: quella di Stefano Aterno, l’avvocato che ha rappresentato Casaleggio nell’inchiesta del Garante, conclusasi con una multa di 83mila euro. «Non vogliamo essere tacciati di aver eletto un Garante che poi potrebbe far sconti a Rousseau», dicevano i frondisti del Movimento. E di Guido Scorza, già a capo delle relazioni istituzionali del Team per la trasformazione digitale voluto da Matteo Renzi. Ottimo curriculum quello di Scorza, che tiene lezioni sul Blog del Movimento e partecipa ai tour di Rousseau. Sulle cui falle ovviamente non proferisce parola.
Ecco allora il conflitto d’interessi. Mentre nel corso degli anni, tramite il Movimento, Casaleggio ha raccolto milioni di dati sensibili – prima con il blog di Beppe Grillo poi con Rousseau – non è riuscito a ottenere lo stesso risultato con la sua azienda. Essere vicini al Garante, vale la pena di sottolineare, significherebbe tutelare il proprio business da ogni sospresa.
Garante della Privacy a parte, sta per piombare un’altra grana per Casaleggio. Marco Canestrari, il primo whisteblower di Via Morone, ha segnalato che «Rousseau raccoglie dati personali di chi vuole contribuire alle attività, ma il trattamento degli stessi è a cura del Movimento Cinque Stelle, cioè di un partito». «È legale?», ha chiesto al Garante l’ex-braccio destro di Gianroberto Casaleggio. Rousseau infatti non è la direzione del Movimento, ma un’associazione privata di natura commerciale. «Quello che facciamo online lascia tracce, informazioni raccolte da soggetti commerciali che poi le rivendono ai partiti politici. In alcune zone d’Italia ci sono imprese in grado di fare un lavoro di questo tipo che può fare la differenza». Questa la denuncia di Giovanni Buttarelli già Garante della Privacy europeo.
C’è da chiedersi allora se questa nomina delicata non possa rappresentare l’avvio di una prima crisi all’interno del nuovo Governo. Prevarranno le garanzie e le richieste che Casaleggio ha avanzato al Pd o un sussulto di dignità politica?
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