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Legge elettorale, Renzi ribalta il tavolo: no allo “spagnolo”, soglia non più alta del 3%

il sistema di voto

Quello che l’ex premier vuole lanciare è un vero e proprio warning agli alleati, forte del fatto che i voti dei renziani di Italia Viva sono decisivi al Senato per la sopravvivenza del Conte 2

di Emilia Patta

12 dicembre 2019


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2′ di lettura

All’attesa riunione di maggioranza alla Camera per mettere a punto un testo condiviso sulla legge elettorale andrà per Italia Viva la capogruppo Maria Elena Boschi. E già questo fa capire l’importanza della posta in gioco per il neo partito di Matteo Renzi, dal momento che alla maggior parte delle riunioni sul tema fin qui susseguitesi ha presenziato il vice Marco Di Maio. Quello che l’ex premier vuole lanciare è un vero e proprio warning agli alleati, forte del fatto che i voti dei renziani di Italia Viva sono decisivi al Senato per la sopravvivenza del Conte 2: «No a una riforma del sistema elettorale che ha come scopo quello di stroncarci sul nascere».

Come funziona il modello spagnolo
Già, perché l’accordo tra M5s e Pd era a un passo. Escluso il maggioritario a doppio turno nazionale voluto inizialmente dal segretario dem Nicola Zingaretti per l’indisponibilità dei pentastellati, i due principali azionisti della maggioranza hanno messo a punto un accordo di massima su un sistema proporzionale basato su piccole circoscrizioni con una soglia di sbarramento implicita sul modello spagnolo. A differenza di quanto accade in Spagna, tuttavia, le circoscrizioni disegnate nelle simulazioni dagli sherpa dei due partiti sono sufficientemente grandi da fornire un “diritto di tribuna” ai partiti più piccoli nelle aree urbane. Tuttavia la media della soglia cosiddetta implicita è attorno al 6%, il che vuole dire che se in alcune circoscrizioni può arrivare a poco più del 3% in altre arriva anche all’8%.

Iv: sì a un proporzionale con soglia di sbarramento nazionale al 3%
Chiaro che Renzi sente puzza di bruciato: con il suo partito che negli ultimi sondaggi è sceso sotto il 5% anche per effetto dell’inchiesta della Procura di Firenze sui finanziamenti della sua fondazione Open rischia di restare pressocché fuori dal Parlamento. Che è esattamente l’obiettivo del Pd. Da qui la decisione di impuntarsi per tempo. Boschi porrà al vertice di maggioranza due condizioni: no al modello spagnolo, sì invece a un proporzionale con soglia di sbarramento nazionale al 3% come è attualmente con il Rosatellum. Probabile che l’obiettivo di Renzi sia quello di arrivare al massimo al 4%. Ma certo impuntarsi ora significa ribaltare il tavolo della trattativa e ricominciare daccapo.

Le resistenze di Zingaretti
Insomma, quello che non ha fin qui potuto la questione Ilva o il muro contro muro sulla giustizia potrebbe invece la questione squisitamente politica della riforma del sistema di voto: mettere a rischio il governo. E c’è da credere che Zingaretti non darà facilmente il via libera al ritorno di fatto alla Prima Repubblica, con i partiti liberi di giocare la partita elettorale in autonomia senza il vincolo coalizionale. Tanto vale tenersi il Rosatellum, che ha sì lo sbarramento al 3% ma spinge i partiti a coalizzarsi per effetto dei collegi uninominali che eleggono il 37% circa dei parlamentari.

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