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Libia e 5G, i dossier più caldi all’esame di Conte al Copasir

I rischi di un ingresso massiccio dei cinesi in Italia nelle tecnologie informatiche e telematiche di nuova generazione. Lo scenario della cosiddetta “Via della Seta”. Ma anche lo sviluppo delle dinamiche politico-militari in Libia e le connessioni con i flussi di migranti e il terrorismo fondamentalista. A distanza di sei mesi il Copasir (comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) sente di nuovo il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che ha la delega sull’intelligence. Il comitato, presieduto da Lorenzo Guerini (Pd), aveva partecipato il 28 febbraio scorso alla presentazione a palazzo Chigi della Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza 2018, presenti Conte e i vertici dei servizi: Gennaro Vecchione (Dis), Mario Parente (Aisi) e Luciano Carta (Aise). Nella relazione ci sono già le questioni più urgenti, dalle minacce cyber alle insidie per l’economia nazionale, alla rimodulazione delle strategie Isis e Al Qaeda. Ma alcuni dossier sono diventati ormai scottanti e oggi il Copasir li affronta nell’audizione di Conte.

Il capitolo 5G e le fratture Lega-M5S
Il tema dell’invasività dei cinesi nelle architetture nazionali informatiche e in generale nelle cosiddette infrastrutture critiche è annoso ma sempre più stringente. Oggi all’orizzonte l’adozione del nuovo standard di comunicazione mobile, il 5G, vede due aziende cinesi, Huawei e Zte, fortissime: la prima è in testa nella classifica internazionale per il numero (1.529) di richieste di brevetti per il 5G, la seconda si piazza al quarto posto (1.208). La vicenda si è infuocata sul piano politico: la Lega sposa la posizione americana ostile a Pechino all’interno della guerra commerciale con Whashington, M5S invece non chiude affatto ai cinesi. Il presidente del Consiglio deve mediare ma in realtà avrebbe già gli strumenti tecnici per garantire la difesa della sicurezza nazionale.

A cominciare dal «centro di valutazione e certificazione nazionale per la verifica delle condizioni di sicurezza e dell’assenza di vulnerabilità di prodotti, apparati e sistemi destinati ad essere utilizzati per il funzionamento di reti, servizi e infrastrutture critiche»: una struttura presso il ministero Sviluppo economica prevista dal Dpc Gentiloni 17 febbraio 2017 e istituita proprio il 19 febbraio scorso. Secondo fonti qualificate «se i prodotti cinesi, come di qualunque altro paese, sono valutati e certificati, il problema non sussiste». Ma anche l’ipotesi di un accordo commerciale tra Italia e Pechino per la nuova “via della Seta” potrebbe trovare obiezioni di sicurezza nazionale. E si ripeteranno le posizioni filoUsa e filoPechino di Lega e grillini.

Libia verso la conferenza Onu tra molte incognite
L’esercito del generale Haftar ha conquistato il sud della Libia ed è ormai in una posizione militare e politica soverchiante rispetto ad al Fayez Serraj, primo ministro del governo di unità nazionale. Si intravede data e luogo della prossima conferenza indetta dall’Onu sulla Libia: dovrebbe svolgersi il 19-20 marzo a Ghadames, dovrebbe sancire e ratificare le intese già delineatesi tra Serraj e Hafthar nel vertice di Abu Dhabi il 28 febbraio scorso. Ma deputati e senatori del Copasir intendono sapere dal presidente del Consiglio qual è il ruolo della nostra intelligence oggi nello scenario libico al di là dei suoi sviluppi politici. E se i dossier informativi disponibili possono garantire il controllo dei flussi di migranti, fino al quasi azzeramento vantato dal vicepremier Matteo Salvini, o c’è il rischio di una ripresa degli sbarchi con l’arrivo del bel tempo. Qualche segnale negli scorsi giorni c’è già stato. E le preoccupazioni non sono infondate.

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