Non c’è da dubitare che su un’uscita del genere Danilo Toninelli sarebbe stato inchiodato per mesi, senza pietà, da tutti i giornalisti, commentatori e cabarettisti del paese. Conte, invece, niente. Anzi: la considerazione per la sua levatura di statista, per il suo piglio, per la sua competenza sono andati crescendo ogni giorno. Persino quando, a febbraio, a una banale domanda sui rischi dell’autonomia regionale rispondeva davanti alle telecamere: «Io sono, quale presidente della Repubblica, garante della coesione nazionale». Anzi: nei corridoi del potere, il commento più diffuso era che non già di clamorosa gaffe si trattasse, ma di lapsus freudiano, per non dire profezia.
Niente sembrava toccarlo. Pure le critiche assumevano l’aspetto di complimenti. «Confidiamo che nelle settimane della campagna elettorale europea, Conte userà tutto il proprio prestigio per pretendere dalla sua maggioranza un po’ più di disciplina», scriveva ad aprile, sul Corriere della sera, Ferruccio de Bortoli. In agosto, con la crisi di governo e il nuovo incarico, l’apoteosi internazionale, con gli elogi di Donald Trump e Angela Merkel. A settembre è accolto con tutti gli onori da Massimo D’Alema alla festa di Articolo Uno e da Maurizio Landini alle giornate del Lavoro della Cgil. Sulla perizia della sua pochette si innalzano lodi che non si sentivano dai tempi degli editoriali dedicati ai loden di Mario Monti.
Ancora una volta, quella che era apparsa a pochi ingenui come un’imperdonabile gaffe, la confusione tra l’8 settembre e il miracolo economico, assumeva d’un tratto i contorni della profezia: a conferma dell’incredibile capacità dell’avvocato del popolo di trasformare ogni disfatta in trionfo, ogni causa persa in un nuovo e più prestigioso incarico, rivendicando il carattere populista del suo primo governo, contro le élite di Bruxelles, e lo spirito europeista del secondo, contro i sovranisti appena scaricati.
Chissà se il gioco di prestigio riuscirà anche questa volta, magari in nome di nuove emergenze internazionali capaci di riunire, a suo sostegno, il leader dei populisti Trump e l’icona degli antipopulisti Merkel. Ancora una volta, i tedeschi e gli americani, una cosa incredibile: un nuovo miracolo politico del professor Conte.
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