I senatori più critici chiedono la riforma del regolamento del gruppo e una revisione dello statuto M5S che limiti i poteri del capo politico
di Manuela Perrone
La conta in Parlamento: dopo Renxit i nuovi equilibri al Senato
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All’assemblea dei senatori M5S convocata per avviare la procedura di elezione del nuovo direttivo del gruppo sono venute a galla tutte le tensioni che covavano sotto la cenere. Malumori stratificati ed eterogenei, che la proposta, non ancora formalizzata, di candidare a capogruppo (al posto di Stefano Patuanelli, salito alla guida del ministero dello Sviluppo economico) l’ex ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli non hanno raffreddato. Anzi. Il termine per presentare le candidature è stato fissato a lunedì 30 alle 13. Entro mercoledì 2 ottobre alle 13 ogni candidato dovrà invece ufficializzare la sua squadra. Soltanto dopo si procederà al voto, previsto per martedì 8 ottobre fino alle 20 e mercoledì 9 ottobre fino alle 14. Ma secondo alcuni potrebbe protrarsi oltre l’appuntamento di Italia 5 Stelle, in programma a Napoli il 12 e il 13 ottobre.
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Pomo della discordia è diventato il regolamento stesso del gruppo a Palazzo Madama, nella parte in cui stabilisce che l’assemblea «elegge a maggioranza assoluta dei propri componenti il presidente del gruppo nonché, su sua proposta, il vicepresidente vicario, i segretari e il tesoriere». Una regola che in caso di più candidati imporrebbe votazioni a oltranza finché uno non si imponesse con il 50% più uno dei consensi. Da qui le previsioni di ritardi e impasse. Alcuni senatori pentastellati hanno chiesto la modifica del regolamento.
Ma nel mirino dei critici è finito anche lo statuto M5S, laddove fissa nero su bianco i poteri del capo politico. Contro il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, si sommano diversi mal di pancia: quelli degli esclusi dagli incarichi di Governo e sottogoverno, ma anche quelli di chi non digerisce l’accordo con il Pd, a livello nazionale e a livello locale in Umbria. «Un’intesa, quest’ultima, che ci è è volata sopra la testa», spiega un eletto. Qualcuno invoca l’intervento di Beppe Grillo, che potrebbe arrivare a Roma la prossima settimana.
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