Ancora nessun accordo su un’eventuale squadra unica: partita rinviata di un’altra settimana. L’ex sottosegretario allo Sviluppo medita di scendere in campo e incontra i due team finora in pista, guidati da Silvestri e Trano
di Manuela Perrone
Swg: cresce il centrodestra, frenano Pd e M5s
2′ di lettura
La nuova assemblea dei deputati M5S che si è riunita la sera di mercoledì 23 non è riuscita a risolvere l’impasse per l’elezione del capogruppo. Hanno partecipato oltre cento parlamentari e si sono susseguiti molti interventi, ma il nodo resta: non c’è accordo su una squadra unica per il direttivo che possa superare la soglia della maggioranza assoluta dei componenti del gruppo (109 voti) necessaria, secondo il regolamento, perché un candidato si imponga sugli altri.
Nuovo round martedì 29
La partita è stata rinviata di un’altra settimana, forse con un’assemblea congiunta. Ma la confusione rivela quante fibrillazioni agitano i Cinque Stelle in Parlamento. Divisi in anime che non possono definirsi correnti. «Sono più gruppi legati da amicizia o comunanza di interessi, bande di personalismi», sintetizza un deputato amareggiato. Dalla nascita del Governo giallorosso, non è più rintracciabile neppure la storica divisione tra dimaiani e fichiani. Ne avanza invece un’altra: quella tra vecchia e nuova guardia, rappresentata da quella pletora di professionisti lontani dal mondo dell’attivismo della prima ora.
Il ruolo dell’ex sottosegretario Crippa
Gli aspiranti capigruppo che non hanno raggiunto la maggioranza assoluta sono stati tre: la “governista” Anna Macina, Francesco Silvestri (attuale capogruppo vicario, volto noto del Movimento a Roma) e Raffaele Trano, outsider che si è candidato a rappresentare i “nuovi”. Macina si è ritirata dopo la prima tornata (aveva ottenuto soli 33 voti), gli altri due hanno continuato a sfidarsi senza riuscire ad affermarsi. Per questa ragione adesso il tentativo è quello di individuare un team capace di coagulare quanti più consensi possibile. L’ex sottosegretario allo Sviluppo economico, Davide Crippa, non disdegna di candidarsi: ha incontrato entrambe le squadre concorrenti, quella di Silvestri e quella di Trano. L’obiettivo condiviso è uno: mettere insieme una rosa di nomi in grado di potenziare la forza del gruppo parlamentare a Montecitorio. E di superare i 109 voti indispensabili, recuperando compattezza. Ma l’intesa ancora non c’è.
I malumori sulle scelte di Governo
L’assenza di un capogruppo a Montecitorio (al Senato è riuscito a spuntarla Gianluca Perilli) non è ininfluente sull’atteggiamento del gruppo M5S. Segnali di malessere erano state le clamorose defezioni durante il voto sulla Nota di aggiornamento al Def, approvata con soli tre voti di scarto. Anche la battaglia di Di Maio contro il tetto al contante (e la conseguente guerra ingaggiata con il premier Giuseppe Conte fino al faccia a faccia chiarificatore di lunedì 21) ha fatto ribollire le chat dei deputati, rimasti spiazzati. Rendendo evidente la frattura di fondo: quella tra i parlamentari “semplici”, che chiedono di contare di più, e i parlamentari di Governo, allineati sulla linea stabilita da Di Maio. Una sintesi va trovata al più presto: con la sessione di bilancio alle porte, il Movimento sa di non potersi permettere ulteriori ritardi.
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