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Maggioranza M5S-Lega, i tempi della crisi: domani ultimo giorno utile

LE DATE CHIAVE

Il 20 luglio si chiude la finestra elettorale che consente i votare a settembre, nell’ultima domenica, il 29, prima cioè dell’apertura della sessione di bilancio

19 luglio 2019


Il 20 luglio si chiude la finestra elettorale per votare a settembre, prima della sessione di bilancio (foto Ansa)

2′ di lettura

Ultime ore per far saltare il banco del governo, nel caso in cui una delle due forze politiche di maggioranza, Lega e M5S, fossero orientate ad andare in quella direzione. Domani, 20 luglio, si chiuderà la finestra elettorale che avrebbe consentito di votare a settembre, nell’ultima domenica, il 29, prima cioè dell’apertura della sessione di bilancio.

Chiusa quella porta, il pressing dei Cinque Stelle sulla Lega potrebbe assumere toni ancora più intensi. Prima di quella data “fatidica”, infatti, i pentastellati, scossi dal crollo delle Europee, hanno dovuto evitare di fornire a Matteo Salvini l’alibi per staccare la spina dell’esecutivo giallo verde. La conseguenza è stata un rallentamento dell’attività del Governo, che dopo il 20 luglio potrebbe tornare in movimento.

In base all’articolo 61 della Costituzione, «le elezioni delle nuove Camere hanno luogo entro 70 giorni dalla fine delle precedenti». Il che significa che se l’obiettivo è tornare alle urne a settembre, lo strappo tra Lega e Cinque Stelle non si può consumare oltre al 20 luglio.

Andare oltre, significherebbe andare al voto durante la sessione di bilancio. Il 27 settembre infatti il ministero dell’Economia dovrebbe presentare la Nadef, ovvero la Nota di aggiornamento del Documento di economia e di finanza al parlamento, che quindi per quella data deve essere in carica.

La Nadef aggiorna le previsioni economiche e gli obiettivi di finanza pubblica in relazione alle maggiori e più stabili informazioni disponibili sugli andamenti macroeconomici e alle riforme annunciate dal governo. Se si andasse oltre la finestra del 20 luglio, dunque, si correrebbe il rischio di non riuscire ad approvare la manovra per il 2020, con il rischio dell’esercizio provvisorio e delle conseguenti limitazioni alla spesa dello Stato. Senza dimenticare l’aumento dell’Iva che rischierebbe di scattare dal primo gennaio, con ripercussioni negative sui consumi e, di conseguenza, sulla ripresa dell’economia.

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