«Il 26 maggio è il giorno in cui si misureranno due modelli radicalmente diversi sul futuro dell’Europa: da una parte il nazionalismo chiuso di Salvini che vuole distruggere l’Europa. E dall’altra la proposta del Pd che vuole difenderla e cambiarla». Pierfrancesco Majorino è nel suo studio di Largo Treves, quell’assessorato alle poltiche sociali del Comune di Milano che è stata la sua casa per otto anni. Oggi Majorino è candidato nel nord ovest alle elezioni europee per il Partito Democratico del neo segretario Nicola Zingaretti, di cui è stato un grande sostenitore all’ultimo congresso: «Siamo usciti dall’incubo del 4 marzo: ora siamo in una fase di rilancio e ricostruzione», azzarda, senza scaramanzie.
In mezzo, tra Largo Treves e l’Europarlamento c’è l’Italia, la strada, «in cui ascolto sensazioni diverse: meno tensione negativa, meno insofferenza per l’Europa e per il Pd». Di fronte, le sfide della nuova legislatura di Bruxelles e Strasburgo, che per Majorino sono tre: «La questione immigrazione, la questione sociale e la questione ambientale», spiega.
Partiamo dall’immigrazione, Majorino. Sarà dura convincere i Paesi di Visegrad ad aprire a modifiche al trattato di Dublino. Nel frattempo, che si fa?
Partiamo dall’Italia: io credo che il Pd debba chiedere una commissione di inchiesta a livello parlamentare sui temi dell’immigrazione.
E perché?
Perché Salvini e il governo non stanno governando seriamente il fenomeno. Il balletto di cifre sugli irregolari – prima 600 mila poi 90mila, secondo me due eccessi – dimostrano che c’è solo propaganda e nessuna contezza del problema. E poi ci sono gli effetti della legge Salvini, il cosiddetto decreto sicurezza, che sono micidiali sul piano del sistema dell’accoglienza.
Un esempio?
Diversi soggetti del terzo settore non stanno partecipando ai bandi delle prefetture sul territorio. Ci sarà un cambiamento importante dei gestori e tanto spazio per possibili infiltrazioni della criminalità organizzata. Se le risorse messe a disposizione dal governo sono insufficienti per fare progetti sociali, c’è campo libero per chi non ha interesse a farne e vuole soro fare business sulla pelle delle persone.
D’accordo, ma in Europa che si fa?
Bisogna far saltare gli accordi di Dublino e redistribuire i richiedenti asilo in tutti i Paesi europei, come per la verità già il Parlamento europeo in diverse occasioni ha richiesto. Bisogna garantire la libera circolazione in Europa per i migranti. E serve un grande progetto per l’Africa, un tema che bisogna porre anche alla Francia e anche a Macron, cui non possiamo continuare a essere subalterni. Questi sono i temi cardine del primo livello italiano a livello europeo.
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