Contro il centrodestra unito, Michele Emiliano perde le elezioni regionali in Puglia. Ne sono estremamente convinti diversi dirigenti di primo piano del Pd, in particolare di Base Riformista, la corrente che fa capo a Lorenzo Guerini e Luca Lotti e che annovera, tra i suoi più autorevoli rappresentanti, anche il senatore salentino Dario Stefano che ben conosce i mal di pancia pugliesi.
La questione è stata già posta all’attenzione di Nicola Zingaretti e chissà che la tappa romana di Michele Emiliano, atteso in audizione oggi pomeriggio alla Camera sulla vicenda dello stabilimento ex Ilva, non preveda anche una tappa al Nazareno. Le speranze che il governatore uscente possa fare un passo indietro rinunciando alla ricandidatura a presidente della Regione Puglia sono ridotte al lumicino ma la speranza, come si dice in questi casi, è l’ultima a morire.
D’altro canto sia Italia Viva di Matteo Renzi che Azione di Carlo Calenda non aspettano altro per sedersi al tavolo e iniziare una discussione finalizzata a designare un candidato capace di unire tutto il centrosinistra. I due partiti proseguono il lavoro per individuare un candidato alternativo ma il fatto che ancora non ci siano nomi ufficiali da opporre eventualmente all’ex sindaco di Bari è un chiaro messaggio di attesa e di disponibilità indirizzato proprio al Partito Democratico. La contropartita per Emiliano, sussurrano a mezza voce alcuni esponenti dei democratici pugliesi, potrebbe essere un incarico da sottosegretario nel governo Conte, mentre rimane sullo sfondo un ragionamento che porta dritto ad un accordo con il movimento Cinque Stelle. Si tratterebbe, in questo caso, di applicare in Puglia lo schema di chi a livello nazionale spinge per un’alleanza strategica Pd- M5S. Il tempo stringe, i seguaci di Di Maio hanno già scelto Antonella Laricchia come candidata presidente del Movimento ma i margini di manovra per un clamoroso ribaltamento dello scenario in teoria ci sarebbero. Tutto, insomma, pur di rimettere in discussione la candidatura di Emiliano.
Che l’umore dei militanti del centrosinistra in Puglia non sia dei migliori non è infatti un mistero per nessuno. Qualche dirigente esperto di numeri e con la memoria lunga ricorda con amarezza i dati delle primarie: nel 2010 ad incoronare Nichi Vendola candidato dell’intera coalizione furono quasi 200mila persone; nel 2014, in questo stesso tipo di competizione ai seggi si recarono in 140mila mentre lo scorso 12 gennaio, alle primarie che hanno legittimato la candidatura del governatore uscente, hanno partecipato appena 80mila persone.
Segno innegabile di una disaffezione diffusa nei confronti del presidente della Regione che ha gestito con estrema disinvoltura il suo potere, cooptando all’occorrenza personaggi del calibro di Simone Di Cagno Abbrescia, già deputato di Forza Italia, messo a capo dell’Acquedotto Pugliese. Per non parlare del sindaco di Nardò Pippi Mellone, noto per le idee di estrema destra ma anche per essere un dichiarato sostenitore di Michele Emiliano il quale, per non farsi mancare nulla, due anni fa si fece fotografare sorridente alla festa di Gioventù Nazionale, il movimento giovanile di Fratelli d’Italia. Tutto questo ha prodotto un cortocircuito nella connessione sentimentale che legava l’attuale presidente della Regione al popolo pugliese.
Sul fronte opposto, il centrodestra si prepara alla battaglia elettorale puntando innanzitutto sulla compattezza della coalizione. Chi ha parlato nelle scorse ore con Giorgia Meloni ci conferma che il candidato sarà Raffaele Fitto, già governatore pugliese dal 2000 al 2005. Tra qualche giorno ci sarà l’ufficializzazione, al massimo si arriverà ai primi giorni della prossima settimana ma la macchina organizzativa è già pronta.
Esponenti di primo piano di Forza Italia, che in questi ultimi cinque anni dai banchi dell’opposizione in Consiglio regionale hanno provato a denunciare il fallimento politico dell’ex primo cittadino del capoluogo pugliese, si dicono certi che il candidato sarà proprio l’eurodeputato salentino. Su Fitto mancherebbe il via libera definitivo di Matteo Salvini ma a Bari come a Lecce e Taranto sono convinti che alla fine si troverà l’accordo. Oltre a Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia si ragiona addirittura di una, forse due liste di appoggio al candidato presidente.
Se c’è qualcuno che spera in una spaccatura del centrodestra per rimanere in sella, fanno sapere, resterà deluso.
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