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Meglio sovranisti che imbroglioni: ecco perché il caos nel governo ci fa più male dei minibot

 

Procedura o meno, guerra contro l’Europa o meno, forse sarebbe il caso di avere una strategia unica, o un solo governo. Perché la credibilità di un Paese si misura anche nella sua capacità di affrontare con serietà e coraggio anche le battaglie sbagliate.
L’Italia vuole fregarsene di ogni regola
di bilancio per tagliare le tasse e aumentare i salari? Bene, lo dichiari e lo faccia. Vuole risanare il bilancio con una spending review coraggiosa? Bene, lo dichiari e lo faccia. Vuole tracheggiare, cercando un compromesso al ribasso con l’Unione Europea, a suon di mini-lettere, di mini risparmi e di zero virgole? Bene, lo dichiari e lo faccia.

Il problema è che facciamo tutto e il contrario di tutto. Abbiamo un documento di economia e finanza, rilasciato giusto meno di due mesi fa che dice che il deficit scenderà dal 2,4% al 2,1%, approvato dal consiglio dei ministri. Bene, perché adesso Salvini dice che quel Def è carta straccia e che le regole europee non valgono nulla? Ancora: abbiamo un contratto di governo che, piaccia o meno, dice che i Minibot possono essere uno strumento per ridurre il debito delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese? Se n’è accorto solo ora, il ministro Tria, che li ha definiti illegali? Non poteva leggerselo il contratto della maggioranza di cui ha scelto di diventare ministro?
E Giuseppe Conte, che predica mediazione e dice che la procedura d’infrazione è pericolosa non si rende conto che a portare l’Italia in quella direzione sono entrambe le forze politiche che hanno votato la fiducia al suo governo?

Delle due, una. O è in atto un tentativo di circonvenzione della Commissione Europea usando il caos come strumento di negoziazione, o davvero questa maggioranza è ormai un suk ingovernabile, in campagna elettorale permanente, senza alcun centro di gravità, del tutto incapace di tenere il punto su nulla. Incapace di evitare la procedura d’infrazione per debito eccessivo – che a oggi è praticamente una certezza, nemmeno una possibilità, perlomeno finché Salvini apre bocca -, ma incapace anche di trarre beneficio, qualunque esso possa essere, da uno sforamento clamoroso dei vincoli di bilancio.

Il gioco è molto pericoloso. E quasi quasi ci sarebbe da sperare che dietro ci sia una qualsivoglia strategia – anche l’uscita dall’Euro, per carità. Al contrario, temiamo che tutto quel sarà, accadrà nostro malgrado, che non saremo preparati a nulla, che Salvini e Di Maio davvero credono che le loro misure abbiano effetti taumaturgici su un Paese che non cresce da almeno vent’anni, che un’eventuale procedura d’infrazione, o tempesta dello spread, o downgrading delle agenzie di rating, o stato di pre-default del Paese finirà per coglierci del tutto impreparati. E che i nostri eroi, anziché chiudersi nei loro ministeri per cercare di salvare il Paese, li useranno per i loro comizi elettorali, o per le loro dirette Facebook.

Fare i “trecartari” forse funziona per spillare qualche voto ai gonzi del Belpaese. Per far cambiare idea agli Stati europei – in primis i nostri amici sovranisti austriaci, polacchi, ungheresi – o per conquistarsi la fiducia nei mercati serve molto di più. Cominciare da qualche idea chiara non sarebbe male.

 

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