Più che le motivazioni tecniche pesano ragioni politiche: sarebbe l’ennesima bandiera storica del vecchio Movimento sovranista e anti-Ue ammainata nel nome della realpolitik
di Manuela Perrone
Più che le motivazioni tecniche pesano ragioni politiche: sarebbe l’ennesima bandiera storica del vecchio Movimento sovranista e anti-Ue ammainata nel nome della realpolitik
6′ di lettura
Era il 26 settembre 2012 quando Claudio Messora, oggi autore del videoblog sovranista Byoblu e in passato capo della comunicazione Cinque Stelle in Europa poi licenziato, spiegava agli iscritti del blog di Grillo dei tempi d’oro cos’è il Mes. «È un trattato che istituisce un’organizzazione finanziaria che influisce pesantemente sulle nostre sorti economiche», esordiva. Non una mensa dei poveri, aggiungeva, ma «un programma di pesanti condizionalità e di espropri», accompagnato dalla «cessione di parti di sovranità» e nella «firma di memorandum di intesa a opera della Troika (Commissione europea, Bce e Fmi)».
Le «condizionalità» e il caso Grecia
Nel post, lunghissimo e corredato dal videointervento di Messora, si dedicava ampio spazio alla Grecia per mostrare in cosa consistono le condizionalità e i processi di ristrutturazione del debito sovrano. «Il Fmi – scriveva Messora – ha imposto la privatizzazione e quindi la cessione al mercato di tutti i più grandi asset del Paese, per esempio gli aeroporti, le poste, le autostrade». Si contestava che l’Italia dovesse contribuire al Fondo con 15 miliardi, costringendola a ricorrere al mercato («Cominciamo un processo di salvataggio indebitandoci ulteriormente e pagando interessi elevati»), si attaccava il piano di rientro dal prestito come «strozzinaggio applicato agli Stati», si criticavano Mario Monti e Mario Draghi, si disapprovava la regola del pareggio di bilancio in Costituzione approvata ad aprile di quell’anno.
L’attacco alla «cessione di sovranità»
Il messaggio finale suonava pressappoco così: sul Mes nessuno vi sta dicendo la verità, noi vogliamo informare i cittadini «sulle tragiche conseguenze di un trattato che ci sottrarrà la sovranità popolare senza consentirci in alcun modo di recuperarla». Beppe Grillo rilanciò quel video dalla sua pagina Facebook il 27 settembre, incassando quasi 400 like. E quella che nel Mes vede il trionfo dell’austerity imposta agli Stati più deboli è rimasta fino a oggi la narrazione pentastellata sul Meccanismo europeo di stabilità, reiterata di anno in anno con convinzione. Quasi che l’opposizione al Mes definisse l’identità sempre più labile del Movimento.
L’addio al Mes costante dei programmi M5S
In tutti i programmi elettorali dei Cinque Stelle, da quello per le elezioni del 2013 all’ultimo del 2018, nella sezione Esteri, si promette agli elettori «lo smantellamento del Mes e della cosiddetta Troika». La riforma del Meccanismo di stabilità ha attraversato i governi Conte 1 e Conte 2, facendo fibrillare soprattutto l’alleanza giallorossa a dicembre dello scorso anno, quando il Movimento, sempre in un post sul blog delle Stelle, celebrava come «una grande vittoria» il rinvio del voto definitivo sul nuovo Mes al 2020.
La nuova linea di credito
Poi è scoppiata la pandemia e quel negoziato si è fermato. Ma ne è partito un altro, quello sul pacchetto di aiuti europei per i Paesi colpiti dalla crisi che inevitabilmente richiama in causa anche il Mes. Perché il Consiglio Ue ha definito già ad aprile la fisionomia della linea di credito ad hoc (Pandemic crisis support) che mette a disposizione aiuti fino al 2% del Pil, per l’Italia fino a 36 miliardi di euro. Un prestito subito disponibile a un tasso di poco superiore allo 0,1% annuo, preceduto da una valutazione «semi automatica» sulla sostenibilità del debito dello Stato da aiutare, senza condizionalità macroeconomiche forti e un solo vincolo: che i fondi vengano usati per il «finanziamento diretto o indiretto dei costi sanitari, di cura e prevenzione dovuti alla crisi Covid-19». E preceduto da una valutazione «semi automatica» sulla sostenibilità del debito dello Stato da aiutare.
https://www.ilsole24ore.com/art/mes-ecco-perche-m5s-e-contrario-ADytPUb